di Pippo Civati
29 marzo 2011
Leggo sulla Padania che Maroni da tempo «ha lanciato l’allarme
prevedendo il possibile esodo di stranieri verso le nostre coste». Da
settimane, Maroni lancia l’allarme a Maroni. Non si capisce, nemmeno
dalla Padania, cosa abbia risposto Maroni a Maroni. Se stiamo a quello
che sta succedendo a Lampedusa, il Maroni ministro non ha raccolto
l’allarme del Maroni di cui parla il suo giornale.
Il titolo, a scanso di equivoci, è «Emergenza clandestini, il
Carroccio vuole mandarli in Africa…». Il tutto a caratteri cubitali.
Forse Maroni e i rappresentanti della Lega che governano il Paese da
secoli ci faranno caso e faranno quello che i loro omonimi citati
nell’articolo dichiarano.
In Lombardia, stessa scena. Formigoni, che governa la Lega fin dai tempi dei camuni, se la prende: «Il no ai profughi? Solo ottiche da cortile». «Dobbiamo fare la nostra parte», rincara. Gli risponde Salvini: «Non possiamo accettare da Formigoni lezioni sull’accoglienza». Si legge da Libero che il presidente del Consiglio regionale, leghista, abbia «ripetutamente» invitato Formigoni «a presentarsi in aula per riferire sulla situazione e spiegare il suo sì al governo». Ennesimo caso di scambio di persona: il presidente leghista chiede che Formigoni chiarisca ai leghisti perché ha detto di sì al ministro dell’Interno leghista. Il Pdl risponde: è Maroni «che ha deciso di far arrivare 50mila profughi in Italia e mandarne 10mila in Lombardia». Il presidente del Consiglio leghista spiega che non è stato il ministro dell’Interno leghista, ma il Capo dello Stato (l’unico non leghista) a volere i profughi. Tombola.
In Lombardia, stessa scena. Formigoni, che governa la Lega fin dai tempi dei camuni, se la prende: «Il no ai profughi? Solo ottiche da cortile». «Dobbiamo fare la nostra parte», rincara. Gli risponde Salvini: «Non possiamo accettare da Formigoni lezioni sull’accoglienza». Si legge da Libero che il presidente del Consiglio regionale, leghista, abbia «ripetutamente» invitato Formigoni «a presentarsi in aula per riferire sulla situazione e spiegare il suo sì al governo». Ennesimo caso di scambio di persona: il presidente leghista chiede che Formigoni chiarisca ai leghisti perché ha detto di sì al ministro dell’Interno leghista. Il Pdl risponde: è Maroni «che ha deciso di far arrivare 50mila profughi in Italia e mandarne 10mila in Lombardia». Il presidente del Consiglio leghista spiega che non è stato il ministro dell’Interno leghista, ma il Capo dello Stato (l’unico non leghista) a volere i profughi. Tombola.
Stefano Cappellini sul Riformista spiega che «la Lega lucra sulla sua
incapacità». Ha ragione: stiamo cercando di farlo capire da anni, anche
attraverso il Po di contraddizioni che travolge il movimento padano.
Solo che le cose sono ancora più inquietanti di così. Perché fanno
apposta. Cioè, meglio: non sono capaci e fanno anche apposta. Perché non
risolvere i problemi, in questi casi, serve per far crescere la paura e
il disagio, e aumentare, di conseguenza, i propri voti.
Ci vorrebbe una formula matematica, che tenga insieme questa coppia di equazioni, in un circolo vizioso che si perpetua da anni:
1. Mancata soluzione = Aumento del degrado e della paura.
2. Aumento del degrado e della paura = Crescita del consenso alla Lega.
Tutto è consentito da un banale rovesciamento (anzi, di un vero e
proprio ribaltamento): perché la forza di governo finge di essere forza
di opposizione. Sono passati sessanta giorni dall’allarme che Maroni ha
indirizzato a Maroni. Conclude Cappellini:
Alla Lega [...] bisogna dire con forza: volete cacciare gli
immigrati? Siete al governo, fatelo e assumetevi la responsabilità di
questo crimine umanitario. Non li potete o volete cacciare? Allora
lavorate a trovare delle soluzioni che rispettino contemporaneamente la
dignità di chi è arrivato qui spinto dal bisogno e di chi, come i
cittadini di Lampedusa e Manduria, è già qui, talvolta non meno
bisognoso.
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