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mercoledì 30 giugno 2010

GAY PRIDE: ORGANIZZATORI, NESSUN INVITO FORMALE A POLITICI MA SARA' APERTO A TUTTI, ANCHE A LORO (ANSA) -


ROMA, 30 GIU - ''Sui politici nessun dietrofront. Non vogliamo passerelle di esponenti dei partiti che promettono e poi non fanno. Quindi non abbiamo fatto nessun invito formale ai partiti e ai politici alla manifestazione dell'orgoglio gay del 3 luglio. Vogliamo fatti concreti: chi partecipa lo fa perche' ne condivide gli obiettivi e le ragioni, dal matrimonio all'impegno contro l'omofobia. Il Pride comunque e' aperto a tutti, anche ai politici''. Lo si legge in una nota degli organizzatori del Roma Pride.

VIDEO - NAPOLI PRIDE 2010 - "LE CONTESTAZIONI" ALL'ON. ANNA PAOLA CONCIA - PD


Devo dire che da questo video, sebbene Aurelio Mancuso che ha assistito alla vicenda, aggiunga che le scene più cruente non sono state riprese, già mostra una violenza inconcepibile in un corteo di Pride. I cori "FUORI; FUORI!" sono chiarissimi. Nessuno può estromettere qualcun altro da un Pride, che è una manifestazione di libertà, antiviolenta. Si può criticare il metodo di lavoro di Paola Concia, non essere d'accordo con la sua visione della politica e con le sue dinamiche partito/movimento, ma nessuno può urlare a una lesbica "fascista vai fuori!".
Dopodiché posso anche permettermi di dire che tutta questa faccenda, dalle porcherie del Pride di Roma fino a questa grottesca immagine di etero che vogliono estromettere una lesbica dal Pride, è frutto della generale personalizzazione delle dinamiche dei movimenti che ha offuscato - è il caso di dirlo - l'attenzione di TUTTI gli attori per ciò che dovrebbe veramente muovere gli animi, i nostri diritti negati.



La crociata di Vendola contro i medici cattolici (Affaritaliani)

 
Mercoledí 30.06.2010 09:45

Di Ettore Mario Peluso

Nichi Vendola è alle prese con una grana molto pesante. In una delibera del marzo 2009, la n. 405, ripresa in mano recentemente dalla Giunta, si è approvata la riorganizzazione della rete consultoriale pugliese con gli obiettivi fondamentali di ottimizzare la distribuzione sul territorio di tali strutture e di fornire una multidisciplinarietà e completezza delle prestazioni.
Leggendo tra le righe del linguaggio burocratico che caratterizza tali atti, un punto in particolare della delibera impedisce ai medici obiettori ed alle ostetriche obiettrici di coscienza (contrari, cioè, alla pratica dell'aborto) di partecipare alle selezioni indette dalle ASL per svolgere la professione all'interno dei consultori, in nome di un generico "potenziamento del percorso di nascita".
Di conseguenza le ASL pugliesi hanno adottato o stanno adottando Piani attuativi locali che consentirebbero l'accesso ai consultori solo a ginecologi e ostetriche non obiettori.
La delibera è stata impugnata immediatamente davanti al Tar della Puglia da alcuni medici cattolici discriminati dal provvedimento perché obiettori di coscienza.
Di fatto, lamentano gli interessati, sarebbero esclusi dalle future assunzioni nei consultori tutti quei medici che hanno sollevato obiezione di coscienza ex art. 9 L. 194/1978 con espressa dichiarazione inviata al Dipartimento di Sanità Pubblica dell'ASL territorialmente competente.
E' doveroso ricordare che nel nostro Paese l'obiezione all'aborto è stata introdotta dall'art. 9 della legge 194/1978 sull'interruzione di gravidanza e si fonda su due basi portanti della nostra Costituzione: sulla libertà religiosa e di coscienza ex art. 19 Cost. e sulla libertà di pensiero ex art. 21 Cost.
Trova altresì fondamento nell'art. 2 Cost. (che garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità), dovendosi ritenere diritto inviolabile dell'uomo anche quello di non essere obbligato a compiere atti che ritiene diretti, al di fuori dello stato di necessità, a sopprimere una vita umana, sia pure al suo inizio.
Sul piede di guerra i sei Presidenti degli Ordini dei medici pugliesi ed i sindacati che hanno chiesto a gran voce il ritiro o la correzione parziale del provvedimento.
La Regione, dal canto suo, non sembra voler cedere alle pressioni esercitate dai medici ed anzi l'Assessore Regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, fa sapere di voler andare avanti perché a suo dire la percentuale di interruzioni di gravidanza nelle strutture pubbliche in Puglia sarebbe troppo bassa (circa l'11 %).
Monta la polemica a livello politico: nel centrodestra si parla di consultori come possibili "fabbriche di certificati di morte", i partiti del centrosinistra e della sinistra radicale, invece, invocano la non discriminazione delle donne che voglio interrompere la gravidanza.
Sulla questione è in atto anche un dibattito accademico: i Professori Aldo ed Isabella Loiodice (difensori di alcune Associazioni di sanitari e movimenti a tutela della donna) sono convinti della incostituzionalità della delibera regionale che violerebbe, tra gli altri, l'art. 3 della Costituzione che non ammette diseguaglianze tra i cittadini irragionevoli legate a opinioni e situazioni personali  e l'art. 51 Cost. che garantisce l'eguaglianza di accesso agli uffici pubblici.
Secondo i due Costituzionalisti è necessario garantire l'accesso ai concorsi a tutti: saranno successivamente le ASL a decidere l'equa distribuzione del personale.
Indipendentemente dal dibattito che è scaturito da una delibera così controversa, è opportuno ricordare che in Italia, da trent'anni a questa parte, il tasso di aborti è uno dei più bassi d'Europa. Un dato di fatto, però, va sempre tenuto presente: la pratica dell'aborto, anche se in costante diminuzione, interrompe una vita umana.
Per questo motivo è necessario che la donna incinta che voglia abortire sia consapevole, attraverso il consenso informato, di tutte le implicazioni connesse alla sua scelta, anche a tutela della sua stessa salute fisica e psichica.

Nuovo tormentone in rete: è Lady Gaga vestita da uomo (gay.it)

30/06/2010 - Nuovo tormentone in rete: è Lady Gaga vestita da uomo la persona che compare in questa foto pubblicata sulla edizione giapponese di Vouge Hommes? La didascalia dice che il modello si chiama Jo Calderone, ma i fans sono già in delirio.

Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attore (gay.it)



Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attore  Martedì, 29 giugno 2010

Si sono svolti alle 16 di questo pomeriggio i funerali di Pietro Taricone: nella cappella dell'Ospedale di Terni, i genitori, alcuni parenti e un piccolo gruppo di amici hanno partecipato alla cerimonia religiosa per dare l'ultimo saluto all'attore deceduto questa notte a 35 anni, a seguito delle ferite riportate dopo uno sfortunato lancio dal paracadute avenuto nell'aviosuperficie di Terni.
Il feretro, secondo il volere dei genitori, è stato trasportato nel piccolo comune abruzzese di Trasacco di cui la famiglia è originaria e dove stava trascorrendo prima dell'incidente alcuni giorni di vacanza. La cerimonia funebre è stata permessa dai Pm che indagano sul fatto dopo che hanno deciso di non eseguire nessuna autopsia. Il Sindaco Gino Fosca ha proclamato il lutto cittadino per l'intera mattinata del 30 giugno.
Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attoreNel frattempo sono giunti e continuano ad arrivare attestati di stima e cordoglio per la scomparsa dell'attore. Daria Bignardi, presentatrice della prima edizione del Grande Fratello in cui Taricone è stato protagonista assoluto si è detta «vicina con tanto affetto alla sua compagna, alla loro bambina e a tutta la loro famiglia. Non c'è consolazione quando manca un uomo giovane, padre di una bambina di sei anni. L'unica può essere la consapevolezza che Pietro si è sempre messo in gioco, ha dato molto ai suoi affetti ed è stato ricambiato». «In tanti vogliamo bene a Pietro - ha aggiunto la conduttrice - perché è stato una persona coerente e sensibile, con uno sguardo intelligente e ironico su se stesso e sugli altri, attento a fare le cose meglio che poteva. Sua figlia può essere fiera di lui. Io lo ricorderò sempre».
Mediaset, invece, dedicherà un minuto di immagini il 6 luglio al RomaFictionFest per ricordare l'attore.
Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attoreMa il mondo dello spettacolo non è l'unico che piange la morte di Pietro Taricone. Anzi, i messaggi più addolorati provengono dal mondo della politica. «Siamo sconvolti per la tragica scomparsa di Pietro Taricone, un ragazzo eccezionale, un esempio di giovane che ce l'aveva fatta, sfruttando al massimo la sua intelligenza e le sue qualità», ha detto Gianpiero Zinzi, coordinatore nazionale dei Giovani Udc. «Pietro - ha proseguito Zinzi - rappresentava al meglio la casertanità, ovvero quel modo di essere al tempo stesso spensierato e forte tipico di chi è cresciuto nella città di Caserta. Da concittadino di Pietro il mio dolore è ancora più forte e per questo desidero esprimere tutta la mia vicinanza e quella dei Giovani Udc ai familiari di Pietro, in un momento di indescrivibile dolore».
Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attoreFfwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo vicina a Gianfranco Fini, ricorda, con un articolo a firma di Antonio Rapisarda, Pietro Taricone, "l'unico vincente di quella parodia tragicomica della realtà che è il Grande Fratello, l'unico vincente perché ha infranto il meccanismo, ne ha svilito i contenuti ed è risalito dal teatrino dello show fino a diventare uomo".
Per Taricone si è scomodato anche un sottosegretario. Si tratta di Nicola Cosentino, sottosegretario all'Economia e coordinatore del Pdl della Campania secondo cui «La morte di Pietro Taricone mi addolora particolarmente. Lui è il tipico figlio della nostra terra: coraggioso, intelligente e generoso. Alla sua famiglia vanno l'abbraccio di tutto il PdL campano e le mie personali condoglianze».
Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attoreAnche lo scrittore Roberto Saviano, compagno di liceo Pietro Taricone, ha speso parole di cordoglio. «Pietro si è accorto subito che la macchina mediatica lo stava stritolando, ma lui è andato oltre il reality. Era un uomo solare, orgoglioso di essere un uomo del Sud», ha detto a Sky Tg24. «Un uomo solare, pieno di vita, un po' guascone - ha aggiunto Saviano - era una figura importante della nostra terra, con tanta voglia di emergere in una terra così difficile». «Non ci frequentavamo, ma l'ho sempre rispettato perché sapevo quanto è complicato emergere dalle nostre terre. Ho molta sofferenza - ha concluso lo scrittore - per non averlo ringraziato dopo che pubblicamente mi aveva difeso dalle offese sul mio libro».
Gay.it - Funerali Taricone, spettacolo e politica piangono l'attoreCommemorazione di Pietro Taricone anche a Casa Pound, l'organizzazione di estrema destra con la quale l'attore collaborava partecipando al gruppo di paracadutismo "Istinto rapace". «Pietro Taricone a CasaPound era arrivato qualche mese fa, con l'umiltà e l'entusiasmo di chi è privo di sovrastrutture», ha scritto il presidente di Casa Pound Italia, Gianluca Iannone. «C'è piaciuto nostro malgrado Pietro Taricone, e ci è piaciuto anche per questo - aggiunge Iannone - Avrebbe dovuto essere tutto quello che non ci rappresenta e invece era esattamente quello che tutti noi siamo, e lottiamo ogni giorno per essere. Coraggio, umiltà, altruismo, simpatia. Erano queste le doti che ci piacevano di lui. E che ci piacevano ancora di più perché non era in lui che avremmo pensato di trovarle. Pietro Taricone se n'è andato oggi, non prima di averci dimostrato che i luoghi comuni non esistono e che la volontà riscatta qualunque destino».
Il pubblico potrà comunque rivedere Taricone in una fiction di prossima messa in onda su Canale 5. Si tratta di "La famiglia Gambardella", una serie alla quale hanno partecipato anche altri concorrenti del reality Endemol come Carolina Marconi e Flavio Montrucchio.

AUSTRALIA: LA NEO PREMIER, MATRIMONIO E' TRA UOMO E DONNA (Adnkronos/Dpa)


A pochi giorni dal suo insediamento come nuovo premier australiano in sostituzione di Kevin Rudd, Julia Gillard si e' attenuta alla linea del partito laburista da lei guidato, sostenendo che "il matrimonio e' tra un uomo e una donna". Immediata la replica del leader dei Verdi australiani Bob Brown, dichiaratamente omosessuale, che ha definito la Gillard "del secolo scorso" e lontana dal pensiero comune. "Julia Gillard ha torto su questo punto -ha detto Brown- E' secolo scorso, ha bisogno di recuperare."

martedì 29 giugno 2010

Argentina. Ragazzo adottato da un omosessuale scrive ai senatori: “Voi capite con il cuore che significa essere gay?” (REFO)

In Argentina la legge per il matrimonio tra persone dello stesso sesso – approvata lo scorso 5 maggio dalla Camera dei Deputati – è attualmente in discussione da parte della Commissione Legislativa del Senato. C’è molta tensione e gli omofobi stanno facendo di tutto per portare la maggior parte dei senatori dalla loro parte. Uno degli argomenti preferiti dagli omofobi è che l’approvazione del matrimonio aprirà le porte all’adozione da parte di coppie gay.

In tale contesto ha rivestito molta importanza una lettera scritta ai senatori argentini da Daniel Lezana, ragazzo sedicenne adottato da un padre gay.

Eccola, qui di seguito, in traduzione.


Signori Senatori,

mi chiamo Daniel Lezana, sono figlio di Luis Lezana, ho sedici anni e sono stato adottato sei anni fa, motivo per cui posso assumere il cognome di mio padre.

Martedì 8 giugno sono stato con mio padre in Senato, ho ascoltato le diverse opinioni e ora anche io voglio dire la mia.

Non divido le persone in base alla loro sessualità: etero, omo, trans e via dicendo.

I miei genitori biologici erano eterosessuali e, per le circostanze della vita, il mio fratellino e io siamo andati a finire in un orfanotrofio (non mi va di spiegarne le ragioni).

Per quattro volte, famiglie eterosessuali hanno provato ad adottarmi per poi rispedirmi all’orfanotrofio, perché dicevano che ero irrequieto; una volta mi hanno portato indietro perché avevo dato troppo cibo ai pesciolini fino a farli morire. Delle altre volte ricordo poco, dal momento che avevo più o meno otto anni.

Non voglio dire che tutti gli eterosessuali siano cattivi: io sono eterosessuale, mi piacciono le ragazze e sono una buona persona.

Quando avevo dieci anni si è presentato all’orfanotrofio Luigi, padre della mia anima, come diciamo noi. Il giudice mi disse: “Dani, c’è un single che ha un grande cane che si chiama Carolo e vuole adottarti”. Io non riuscivo a crederci: c’era una nuova speranza per me che pensavo di rimanere nell’orfanotrofio al pari di molti altri ragazzi grandi. Il mio fratellino era stato adottato perché piccolino: lui sì che aveva avuto fortuna… Io ero grande, perché nessuno mi voleva? Tutte le notti me lo chiedevo, fino ad addormentarmi senza trovare risposta…

Fu così che venni a Buenos Aires. Gli inizi non furono facili. Luis è un architetto e la casa è quasi sempre un caos: sempre modifica qualcosa, non si riposa mai… ah, ah, ah. Luis è un bel rompino: tutto il giorno mi chiede: “Hai studiato? Ti sei lavato? Hai lavato i denti?” “Uffa – rispondo – mi sono stufato…!” Però, quando la sera vado a dormire, lui sempre viene a rimboccarmi le coperte e a darmi un bacio sulla fronte… proprio cattivo, vero? Ah, ah, ah

Passato un po’ di tempo mi feci coraggio e parlai con il mio vecchio dell’omosessualità: all’inizio non mi piaceva, perché non lo capivo. Anche a voi deve succedere lo stesso, no? Voi capite con il cuore che significa essere gay?

Con il tempo ho iniziato a vedere con gli occhi del cuore sia Luis che Gustavo (il suo ex, ora si sono lasciati)… sono anche figlio di genitori separati… occhio con i miei traumi… ah, ah, ah. Mi sarebbe piaciuto se Luis e Gustavo si fossero sposati, così avrei avuto due papà.

Quando vivevamo in cinque (c’erano anche due cani), eravamo contenti: Luis (il mio vecchio) era il cattivo e noi eravamo le sue vittime… ah, ah, ah… era bello: tutti eravamo contro di lui che doveva sempre difendersi.

Secondo Luis (e io rido molto di questo) lui deve essere madre e padre contemporaneamente… è proprio un personaggio! Succede lo stesso a tutti i figli che vengono cresciuti solo da un padre o da una madre, no? I loro genitori svolgono due ruoli e anche il mio lo fa.

Noi siamo una famiglia, piaccia o meno a molti, questa è la mia famiglia.

Per quanti pensano o credono che il mio vecchio mi inculchi l’essere gay o che mi possa contagiare, si sbagliano! A me piacciono le ragazze e molto! E se anche fossi gay? Voi credete che siccome mi ha cresciuto un gay… mmm… non ci credo. Ora che vi sto scrivendo sia per i diritti del mio vecchio che miei, desidererei che lui si sposasse. Come io mi sposerò un domani.

Quando lui si sposerà lo farà con un altro gay, una persona come lui. Non si sposerà con un etero: cosa temete? Che i gay sono una piaga che ci colpirà? Se si sposerà mio padre, le pagelle scolastiche le potranno firmare in due e alle riunioni della scuola potrò venire l’uno o l’altro. Voglio avere gli stessi diritti che hanno i miei compagni di classe e se loro (i miei padri) si separano, avere gli stessi diritti che hanno i figli di genitori separati… i loro figli li hanno e io no, perché?

Infine, vi dico che sono orgoglioso del padre che ho e da lui imparo che nella vita bisogna lottare per le cose alle quali teniamo e io, amato vecchio mio, starò sempre al tuo fianco.

Per favore signori senatori: i gay si sposeranno tra di loro, non temete che non si sposeranno con voi.

Grazie mille.

Daniel Lezana

ROMA: «CARI POLITICI ITALIANI VENITE AL GAY PRIDE E BACIATEVI IN PUBBLICO» (Corriere della Sera)


Il Pride di Roma infatti si aprirà con un grande bacio collettivo: a baciarsi, quindi, se lo vogliono siano anche i politici 
La Gay Parade sarà a Roma sabato pomeriggio, ma si guarda già a quanto è accaduto in Islanda. «La premier islandese Johanna Sigurdardottir ha inaugurato la nuova legge sui matrimoni gay sposando la sua compagna. È il primo capo di governo lesbica al mondo a ricorrere a una normativa approvata dalla maggioranza che guida». Lo dicono gli organizzatori del Roma Pride 2010 di sabato prossimo.

«La premier islandese-continuanosia un esempio per i politici. In Italia, invece, molti politici gay e lesbiche non fanno coming out. Si tratta di centinaia di persone che dal Parlamento, dagli Enti locali e nei partiti possono mettere in moto uno straordinario cambiamento. Rivolgiamo loro un appello: siano visibili e si impegnino in prima persona per combattere la discriminazione e ribadire l'uguaglianza totale di tutte e tutti. Il Roma Pride di sabato - concludonopuò essere un'occasione di visibilità.

Il Pride di Roma infatti si aprirà con un grande bacio collettivo: a baciarsi, quindi, se lo vogliono siano anche i politici». Sabato il percorso sarà diverso rispetto agli anni passati: la partenza è prevista alle 16.30 da piazzale dei Partigiani mentre la conclusione è previsa a piazza Venezia (angolo piazza Madonna di Loreto) percorrendo quindi piazza di Porta San Paolo, via Piramide Cestia, viale Aventino, piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio, piazzale del Colosseo, via dei Fori Imperiali. Qualche timore, fra i responsabili della viabilità, per il traffico che sabato subirà rallentamenti.

«Vogliamo che sia il Pride il nostro simbolo più forte e per questo facciamo appello a tutti i romani a partecipare e alla comunità Lgbtiq a dare segno della propria visibilità e unità - hanno spiegato gli organizzatori-. Con la manifestazione dell'orgoglio sabato attraverseremo la città per affermare con forza diritti e uguaglianza per tutte e tutti, perchè desideriamo vivere in una società inclusiva, laica, aperta, solidale che accoglie e non discrimina o violenta le diversità».

Intanto si susseguono le iniziative di supporto soprattutto in rete. «Potremo fare poca pubblicità perchè non abbiamo molti fondi. Per questohanno fatto sapere-abbiamo mobilitato la rete internet e siamo grati a Laura Latini, la voce italiana di Karen Walker, popolarissimo personaggio della serie tv "Will&Grace", amatissima dalla comunità lesbica, gay e trans per aver dato il suo contributo realizzando con noi lo spot che sta girando su YouTube e nei social network. Un video-conclude il comunicato-che vuole invitare a spegnere la tv sabato e a scendere in piazza.

TEATRO: SONO 'GOOD TIMES' PER LA COMICITA' ALL'OMBRA DEL COLOSSEO DOPO IL 'COMIC RING SHOW', IN ARRIVO PERRONI, LAGANA', GIUSTI, COSTA E GIULIANI (Adnkronos) -


Entra nel vivo ''All'Ombra del Colosseo'', manifestazione ricca di appuntamenti all'insegna del buonumore, che si tiene ogni estate presso il Parco del Celio di via di San Gregorio. Dopo l'inaugurazione di ieri con il ''Comic Ring show'', format che combina la serialita' della comicita' televisiva e la grande attenzione al pubblico delle performance live, stasera e' il turno di Andrea Perroni, con il suo ''Andrea Perroni show'', in cui il giovane comico sfoggera' tutto il proprio talento da trasformista, improvvisando, cantando e recitando divertenti gag. ''Un Globo di risate'', invece, invadera' domani il Parco del Celio con la performance di Luciano Lembo, Alessandro Tirocchi, Maurizio Paniconi degli Ultracomici. Ma ''All'Ombra del Colosseo'' si terranno anche quattro spettacoli di 'big della risata': il 1° luglio, sara' la volta di Rodolfo Lagana'; il 2 luglio di Max Giusti; il 3 luglio di Antonio Giuliani; mentre il 4 luglio salira' sul palco Antonello Costa. Lo show di Lagana' sara' un 'one man' dal titolo ''Se non fossi gia' confuso mi confonderei'', con monologhi e canzoni suonate dal vivo da una band di musicisti, mentre Max Giusti replichera', dopo il successo della scorsa settimana, il suo ''100% comico in tour'', un excursus nella vita di un uomo che, alla soglia dei 40 anni, fa il suo bilancio e si racconta fra riflessioni e interrogativi, anch'esso supportato dall'accompagnamento di una coinvolgente band. Il weekend si apre, infine, con Antonio Giuliani che presentera' un nuovo lavoro dal titolo ''Indovina un po' chi viene a cena'', scritto insieme a Maurizio Francabandirera. Uno spettacolo che ruota attorno al tema della morte riletto pero' attraverso una divertente chiave di lettura 'tipicamente romana'. E si continua poi con Antonello Costa e il suo ''Minchino tour 2010'', dove l'eclettico artista siciliano offrira' al pubblico romano una carrellata della 'famiglia Costa', eccentrica adunata dei suoi personaggi piu' riusciti che comprende Don Antonino lo zio siculo, Sergio il cugino esaurito che va ospite da Maria De Filippi, Rocco il lookmaker gay, Tony Fasano figlio degli anni '70 e tanti altri.

GLORIA GAYNOR, 'SOGNO UN DUETTO CON MINA' REGINA DISCO MUSIC A CAGLIARI PER APERTURA TOUR ITALIANO (ANSA) -


CAGLIARI, 29 GIU - Ha cantato davanti al sindaco di Cagliari una strofa della sua intramontabile 'I will survive' e poi ha fatto il bis nella sala consiliare. Ora e' pronta a salire sul palco dell'Anfiteatro romano di Cagliari per lo spettacolo in programma giovedi' 1 luglio, ma nel frattempo accarezza il sogno di un duetto con Mina. Gloria Gaynor, regina dei classici Motown e, alla fine degli anni Settanta, anche della disco music che schierava in campo big come Donna Summer e Chic, torna in Sardegna per la prima tappa del suo mini tour italiano. Il suo piu' grande successo e' quella 'I will survive' che, a distanza di trentadue anni, nelle feste fa sempre la sua bella figura. Oltre a essere diventata inno, non ufficiale, di femministe e movimento gay. ''Una canzone - spiega Gaynor - che esprime la voglia di liberta', il coraggio e l'orgoglio''. Altri tempi ma l'amore per quei suoni, nonostante la house e la techno abbiano surclassato in discoteca i suoni black, non si e' mai esaurito. ''Il pubblico segue me e io seguo loro - dice la cantante - House e techno? Io penso che la gente comunque ama e amera' sempre ballare''. Ma la fama di Gloria Gaynor risale a prima dell'esplosione della disco: la cantante del New Jersey si fece conoscere con le cover di classici come 'Never can say goodbye' o 'Reach out, I'll be there'. Il suo primo disco risale addirittura al 1965. ''I miei esordi? Veramente - racconta - fu un caso. Lavoravo come baby sitter e cantavo qualche canzone alla bambina che stavo seguendo. Al piano di sopra viveva un impresario musicale, che e' ha fatto le scale e mi ha detto: 'stiamo cercando una cantante per una band'''. Quasi mezzo secolo dopo, Obama. ''Non amo rispondere a domande che riguardano la politica - spiega Gaynor - ma mi sembra che stia facendo tutto quello che puo'''. Quando si parla di musica si riaccende. ''Il mio punto di riferimento? Senz'altro Nat King Cole'', dice senza alcuna esitazione. E la musica di oggi tutta computer? ''Penso che cosi' si rischi di perdere la profondita'. Io - sottolinea - amo la musica fatta di cuore e anima'. Una cantante italiana con cui vorrebbe fare un duetto? ''Mina, si' mi piacerebbe''.

lunedì 28 giugno 2010

COPPIE DI FATTO: TORINO, COMUNE DICE SI' A UNIONI CIVILI (ANSA) -


TORINO, 28 GIU - Anche la Citta' di Torino riconosce le unioni civili. La delibera, approvata questa sera dalla Sala Rossa con 24 si', tre no e quattro astensioni, autorizza d'ora in avanti gli impiegati dell'anagrafe a rilasciare un ''attestato di famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo''. scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione La delibera ha avuto genesi di iniziativa popolare sottoscritta da 2.582 cittadini che l'hanno consegnata al presidente del consiglio comunale Giuseppe Castronovo nel febbraio del 2009, Prima del voto, l'aula ha dibattuto a lungo il tema e lunedi' scorso l'aveva rinviato per mettere a punto alcuni emendamenti che nei giorni scorsi sono stati illustrati ai primi firmatari della sottoscrizione.

TARICONE SOTTO I FERRI, EMORRAGIA INTERNA E LESIONI TRAUMA CRANICO FACCIALE, LESIONI AGLI ARTI INFERIORI E AL BACINO - (Adnkronos/Adnkronos Salute) -


E' sotto i ferri Pietro Taricone, ricoverato all'ospedale S. Maria di Terni dopo una caduta seguita a un lancio con il paracadute. I medici stanno cercando di fermare l'emorragia interna, "l'aspetto che ci preoccupa di piu' - spiega all'Adnkronos Salute Gianni Giannini, direttore generale dell'ospedale - oltre a essere pregiudiziale per qualsiasi altro tipo di intervento". Oltre ad un'emorragia "importante", l'attore ha infatti riportato "una serie di lesioni, tra cui un trauma cranico facciale e lesioni agli arti inferiori e al bacino". Ma bisogna prima "tentare di fermare l'emorragia - precisa il manager - e poi pensare a tutto il resto". Taricone e' arrivato in ospedale privo di coscienza.

GRILLINI, SU CIRCOLO MILANO 'PERSECUZIONI' MAGISTRATURA ARCIGAY, 'ILLUMINED' OGGETTO DI ISPEZIONI CONTINUE E INDAGINI (ANSA) -


MILANO, 28 GIU - La comunita' gay di Milano denuncia ''un atteggiamento quasi persecutorio e vessatorio'' da parte della magistratura milanese nei confronti del noto circolo privato 'Illumined', posto sotto sequestro alcuni mesi fa e ''oggetto di ispezioni continue da parte delle forze dell' ordine, come in una sorta d'assedio''. Nel corso di una conferenza stampa in Tribunale, a Milano, Franco Grillini, ex deputato e presidente onorario dell'Arcigay, Paolo Patane', presidente dell'Arcigay, e l'avvocato Sandro Clementi, hanno parlato dei ''due procedimenti penali aperti dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato e da due pm'' nei confronti dell' Illumined, oggi 'Street on', circolo milanese che fa parte dell'Arcigay. Il locale e' stato sequestrato nel luglio 2009 ''per violazione - come ha spiegato l'avvocato Clementi - delle norme sui locali pubblici e per atti osceni''. Al centro delle indagini, ha chiarito il legale, ''c'era il metodo di tesseramento, che, secondo i pm, portava il locale a non pagare le tasse''. Dopo due mesi e' stato dissequestrato, ma il 22 maggio scorso, ha aggiunto Clementi, ''c'e' stata una nuova ispezione delle forze dell'ordine, con l'apertura di una nuova indagine''. Una quarantina, secondo Patane', ''le ispezioni nel circolo, senza mai trovare nulla, con un atteggiamento quasi da stalking''. Patane' ha spiegato di aver chiesto, una quindicina di giorni fa, un incontro con il procuratore di Milano Cerrato, ''che lo ha rifiutato. Una dimostrazione che non c'e' la volonta' di chiarimento''. Grillini ha spiegato come il circolo e il ''circuito dei locali dell'Arcigay'' abbia dato sicurezza negli ultimi vent' anni agli omosessuali, fornendo luoghi sicuri di incontro. ''Per evitare - ha aggiunto - gli omicidi omofobi avvenuti a Roma negli ultimi anni''. Secondo l'avvocato Clementi, ''questa vicenda dimostra anche, piu' in generale, una volonta' di attaccare il libero associazionismo, garantito dalla Costituzione''.

A Pisa il 28 Giugno la bandiera è rainbow


Il Sindaco Marco Filippeschi, al termine di una mattinata di celebrazioni del 28 Giugno, giorno dell'orgoglio LGBT, ha issato a Ponte di Mezzo, ove normalmente sta la bandiera della Città, il vessillo arcobaleno, simbolo storico delle lotte per i diritti della comunità varia.

OMOFOBIA: SINDACO PISA CON FASCIA ARCOBALENO (ANSA) - PISA, 28 GIU - ''Nella giornata mondiale dell' orgoglio omosessuale, Pisa e' orgogliosa di essere un punto di riferimento nazionale contro l'omofobia e ogni discriminazione''. Lo ha detto il sindaco, Marco Filippeschi, che per l'occasione ha indossato una fascia da primo cittadino con i colori arcobaleno mentre issava sul pennone del Ponte di Mezzo, in pieno centro, la bandiera arcobaleno simbolo del movimento omosessuale. Nella sala delle Baleari, la sala del consiglio comunale pisano, si e' svolta un'iniziativa promossa insieme a Gay.it, Arcigay, Arcilesbica, Agedo e AssTransGen durante la quale Filippeschi ha ricordato la tradizione di Pisa, come citta' dei diritti, qui si svolse nel 1979 la prima marcia omosessuale: ''Siamo stati i primi in Italia nel 1999 a istituire il Registro delle unioni civili e oggi siamo qui a ribadire che una grande maggioranza di cittadini pensa che la diversita' sessuale debba essere vissuta come un dono e non come una vergogna''. L'iniziativa pisana, intitolata ''Omofobia, vituperio delle genti'', e' servita a ricordare, ha concluso il sindaco, ''che nel Dna di questa citta' c'e' il rifiuto di ogni forma di discriminazione e violenza omofobia e transfobica e anche per questo abbiamo scelto di issare la bandiera in Ponte di Mezzo: dal cuore della citta' a quello dei pisani''.

IL 28 GIUGNO celebriamo la rivolta di Stonewall (tutta la storia del Gay Pride - da wikipedia)


I cosiddetti moti di Stonewall, chiamati anche nel loro insieme dal movimento gay statunitense rivolta di Stonewall, furono una serie di violenti scontri fra gli omosessuali e la polizia a New York. La prima notte degli scontri fu quella di venerdì 27 giugno 1969 poco dopo l'1:20 di notte, quando la polizia irruppe nel bar chiamato "Stonewall Inn", un bar gay in Christopher Street nel Greenwich Village.
"Stonewall" (così è di solito definito in breve l'episodio) è generalmente considerato da un punto di vista simbolico il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo. Per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dal movimento LGBT come data della "giornata mondiale dell'orgoglio LGBT" o "Gay pride".
Le incursioni della polizia nei bar gay e nei night club fecero regolarmente parte della vita gay nelle città di tutti gli Stati Uniti fino agli anni sessanta, quando divennero marcatamente meno frequenti nelle città principali. Molti concludono che il declino di queste retate può essere attribuito a una serie di azioni legali e all'aumentata resistenza da parte del "movimento omofilo".
Prima del 1965, l'identità dei presenti al momento della retata veniva registrata dalla polizia, e in alcune occasioni venne anche pubblicata sui quotidiani. Talvolta si caricavano sui cellulari quanti più avventori possibile. All'epoca, la polizia usava tutti i motivi che riusciva a escogitare per giustificare un arresto con accuse di "indecenza", tra cui: baciarsi, tenersi per mano, indossare abiti del sesso opposto, o anche il semplice essersi trovati nel bar al momento dell'irruzione.
È importante guardare a prima del 1969 ed esaminare il diverso atteggiamento esistente a New York nei confronti dei bar gay e dei diritti gay. Nel 1965 salirono alla ribalta due figure importanti. John Lindsay, un Repubblicano liberale, venne eletto sindaco di New York con una piattaforma riformatrice. Dick Leitsch divenne presidente della Mattachine Society a New York, all'incirca nello stesso periodo. Leitsch era considerato relativamente militante rispetto ai suoi predecessori, e credeva nelle tecniche di azione diretta comunemente usate da altri gruppi per i diritti civili degli anni 1960.
All'inizio del 1966, a causa delle lamentele della Mattachine, erano cambiate le politiche per cui la polizia stava in strada anche per incastrare i gay e accusarli di atteggiamenti osceni. Il commissario, Howard Leary, istruì le forze di polizia perché non adescassero i gay spingendoli a infrangere la legge e richiese inoltre che ogni poliziotto in borghese avesse un civile come testimone quando veniva arrestato un gay. Ciò pose quasi fine al cosiddetto entrapment (la pratica dell'adescamento con lo scopo di arrestare) dei gay con tali accuse a New York (D'Emilio, p. 207).
Nello stesso anno, allo scopo di sfidare la State Liquor Authority (SLA) sulle sue politiche circa i bar gay, Dick Leitsch condusse un "sip in" (il termine deriva da "sit in", e sip significa "sorseggiare"). Leitsch aveva avvisato la stampa e progettato un incontro in un bar con altri due uomini gay (un bar poteva vedersi revocata la sua licenza di vendita dei liquori se serviva da bere volontariamente a un gruppo di tre o più omosessuali); per verificare la politica della SLA sulla chiusura dei bar. Quando il barista del Julius li mandò via, essi reclamarono davanti alla commissione cittadina per i diritti umani. A seguito del "sip in", il presidente della SLA dichiarò che il suo dipartimento non proibiva la vendita di liquori agli omosessuali.
Inoltre, l'anno seguente, due distinte sentenze giudiziarie dichiararono che erano richieste "prove sostanziali" per poter revocare una licenza per gli alcolici. I baci tra due uomini non erano più considerati comportamento indecente. Il numero di bar gay a New York crebbe stabilmente dopo il 1966 (D'Emilio, p. 208).
Così, se nel 1969 i bar gay erano legali, perché allora ci fu l'irruzione allo Stonewall Inn? John D'Emilio, storico gay statunitense, fa notare che la città era nel mezzo di una campagna per l'elezione del sindaco e John Lindsay, che aveva perso le primarie del suo partito, aveva motivo di chiedere un repulisti dei bar della città. Lo Stonewall Inn forniva pretesti per un intervento della polizia. Operava senza licenza per i liquori, aveva legami con il crimine organizzato, e forniva dei "go-go boys" scarsamente abbigliati come intrattenimento (D'Emilio, p. 231).
Il vice ispettore Seymour Pine, che guidò l'incursione nel bar della prima notte, sostenne che gli venne ordinato di chiudere lo Stonewall Inn perché era il luogo principale ove raccogliere informazioni sugli uomini gay che lavoravano a Wall Street: un incremento nel numero di furti organizzati in aziende di intermediazione di Wall Street aveva portato la polizia a sospettare che dietro a questi furti ci fossero gay che venivano ricattati (Carter 262).

Perché Stonewall?

Gli avventori dello Stonewall erano abituati a queste retate e il personale era generalmente in grado di riaprire il bar nella notte stessa o in quella seguente. Cosa rese allora diversa questa irruzione, rispetto a tutte le altre?
In proposito ci sono due spiegazioni. La prima è quella storica, che sottolinea come la situazione fosse ormai matura per una ribellione, dopo la crescita del movimento anti-autoritario e di protesta del "Sessantotto", specie quello contro la guerra del Vietnam, a cui avevano partecipato in altra veste molti dei gay che presero parte ai moti. Era nell'aria l'idea che le minoranze avessero il diritto di rivendicare una loro dignità. Da questo punto di vista, il modello fornito dal movimento per i diritti civili dei neri influenzò molto i militanti gay della prima ora, come dimostra il fatto che lo slogan "Gay power" (potere gay) che venne lanciato durante i disordini, derivava direttamente dallo slogan "Black power" (potere nero).
In tale contesto, bastava una scintilla per incendiare gli animi, e questa scintilla fu la retata dello Stonewall.
In effetti, la rivolta del 28 giugno 1969 è considerata un momento di "rottura" nella storia della comunità omosessuale proprio perché ciò che ne venne fuori aveva molte più somiglianze con i movimenti di lotta politica non gay di quegli anni, piuttosto che con i movimenti "omofili" che fino a quel giorno avevano condotto la lotta per i diritti degli omosessuali.
La principale differenza fu che mentre il movimento omofilo cercava d'integrare gli omosessuali nella società così come essa era, il nuovo movimento, che si autodefinì, usando un termine gergale, "gay", rifiutava l'integrazione in una società giudicata incapace di accettare le diversità, sostenendo che essa andasse rivoluzionata.
La seconda spiegazione è meno rigorosa dal punto di vista storico ma più popolare (e stereotipica), e collega i moti del giugno 1969 con la morte, avvenuta una settimana prima, di Judy Garland, un'importante icona culturale in cui si identificavano molti appartenenti alla comunità gay. Il palpabile lutto per la sua perdita culminò nel suo funerale, il 27 giugno, cui parteciparono 22.000 persone, di cui si stima 12.000 fossero gay. Molti degli avventori dello Stonewall quindi sarebbero stati ancora provati emotivamente quando quella notte avvenne l'irruzione.
Questa è la tesi che viene sposata, e quindi resa celebre, dal film Stonewall.
In realtà molti dei partecipanti alla rivolta dichiararono ripetutamente in seguito che la morte di Judy Garland non fu il fattore motivante.

La retata di Stonewall e le conseguenze 

Diversi fattori differenziano la retata che si svolse il 28 giugno da altri simili allo Stonewall Inn. Generalmente, il sesto distretto avvisava i gestori dello Stonewall Inn prima delle retate, che si compivano abbastanza presto la sera, in modo da permettere il normale ritorno agli affari per le ore di punta della notte.
Approssimativamente all'1 e 20 di notte, molto più tardi del solito, otto ufficiali del primo distretto, dei quali solo uno era in uniforme, entrarono nel bar di Christopher Street. Gran parte degli avventori fu in grado di sfuggire all'arresto, poiché gli unici arrestati furono "coloro i quali si trovavano privi di documenti di identità, quelli vestiti con abiti del sesso opposto, e alcuni o tutti i dipendenti del bar" (Duberman, p. 192).
I dettagli su come ebbe inizio la rivolta variano.
Secondo un resoconto, una transgender di nome Sylvia Rivera scagliò una bottiglia contro un agente, dopo essere stata pungolata con un manganello (Duberman). Un'altra versione dichiara che una lesbica, trascinata verso un'auto di pattuglia, oppose resistenza, incoraggiando così la folla a reagire (D'Emilio, p. 232).[1]
Comunque sia, la mischia si accese in mezzo alla folla, che presto sopraffece la polizia. Intontiti, i poliziotti si ritirarono all'interno del bar. Il cantante eterosessuale Dave Van Ronk, che stava passeggiando nella zona, venne afferrato dalla polizia, trascinato nel bar e picchiato. Gli attacchi della folla non cessavano.
Alcuni cercarono di appiccare il fuoco al bar. Altri usarono un parchimetro come ariete per costringere gli agenti ad uscire.
La notizia della rivolta si diffuse rapidamente e molti residenti, così come gli avventori dei bar vicini, accorsero sulla scena.
Nel corso della notte la polizia isolò molti uomini effeminati e spesso li picchiò. Solo nella prima notte vennero arrestate 13 persone e vennero feriti quattro agenti di polizia, oltre a un numero imprecisato di dimostranti. Si sa comunque che almeno due dimostranti vennero picchiati selvaggiamente dalla polizia (Duberman, pp. 201-202). Bottiglie e pietre vennero lanciate dai dimostranti che scandivano lo slogan "Gay Power!".
La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti.
La polizia inviò rinforzi composti dalla Tactical Patrol Force, una squadra anti-sommossa originariamente addestrata per contrastare i dimostranti contro la Guerra del Vietnam. Le squadre anti-sommossa arrivarono per disperdere la folla, ma non riuscirono nel loro intento e vennero bersagliate da pietre e altri oggetti. Ad un certo punto si trovarono di fronte a una fila di drag queen che le prendeva in giro cantando:
(EN)
« We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees! »
(IT)
« Siamo le ragazze dello Stonewall
abbiamo i capelli a boccoli
non indossiamo mutande
mostriamo il pelo pubico
e portiamo i nostri jeans
sopra i nostri ginocchi da checche! »

Alla fine la situazione si calmò, ma la folla ricomparve la notte successiva. Benché meno violenta del giorno precedente, la folla conservava ancora la stessa elettricità. Le schermaglie tra rivoltosi e polizia proseguirono fino alle 4 del mattino.
Il terzo giorno di rivolta si svolse cinque giorni dopo la retata allo Stonewall Inn. In quel mercoledì, 1.000 persone si radunarono al bar e causarono gravi danni alle cose. La rabbia contro il modo in cui la polizia aveva trattato i gay nei decenni precedenti affiorò in superficie. Vennero distribuiti volantini con la scritta "Via la mafia e gli sbirri dai bar gay!".

Eredità

Le forze che ribollivano prima della rivolta non erano emerse in superficie. La comunità creata dalle organizzazioni omofile dei due decenni precedenti aveva creato l'ambiente perfetto per la nascita del Movimento di liberazione gay. Per la fine di luglio a New York si formò il Gay Liberation Front (GLF), e per la fine dell'anno il GLF comparve in città e università di tutti gli Stati Uniti.
Organizzazioni simili vennero presto create in tutto il mondo: Canada, Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Australia e Nuova Zelanda. In Italia, dove un movimento omofilo che preparasse il terreno non era mai esistito, si dovette aspettare fino al 1971.
L'anno seguente, in commemorazione dei moti di Stonewall, il GLF organizzò una marcia dal Greenwich Village a Central Park. Tra i 5.000 e i 10.000 uomini e donne vi presero parte.
Da allora, molte celebrazioni del gay pride in tutto il mondo scelgono il mese di giugno per le parate e gli eventi che commemorano "la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo" (D'Emilio, p. 232).
Il principale gruppo britannico per i diritti gay si chiama Stonewall in onore della rivolta.
Sull'episodio è stato prodotto nel 1995 un film celebrativo, rivolto al grande pubblico: Stonewall.

Bibliografia

  • Dennis Altman, Omosessuale, oppressione e liberazione, Arcana, Roma 1974.
  • David Carter, Stonewall: the riots that sparked the gay revolution', St. Martin's Press, New York 2004.
  • Massimo Consoli, Stonewall. Quando la rivoluzione è gay, Napoleone, Roma 1990.
  • John D'Emilio, Sexual politics, sexual communities, The University of Chicago Press, Chicago 1983.
  • Martin Duberman, Stonewall, Dutton, New York 1993.
  • Mariasilvia Spolato, I movimenti omosessuali di liberazione, Samonà e Savelli, Roma 1972.
  • Donn Teal, The gay militants, Stein and Day, New York 1971.

Note 

  1. ^ In Stonewall è Bostonia a farlo.

Il "caso Concia" visto da Ivan Scalfarotto

 

Temete l’ira dei mansueti


Il Post racconta le origini del Gay Pride, la ribellione dei gay newyorkesi nel 1968 che si ripropone ogni anno, in modo festoso e colorato, nelle strade di tante città del mondo. Il fatto che sia una festa di gioia e di inclusione non deve far dimenticare che si tratta della manifestazione con la quale le persone omo e transessuali affermano i propri diritti e la propria dignità. E’ stato per questo particolare motivo che l’aggressione in stile fascista a Paola Concia di sabato scorso a Napoli mi ha indignato ancora più del solito: il fatto che una decina di antagonisti urlanti siano venuti ad intimidire Paola era già di per sé intollerabile. Dover avere a un gay pride un cordone di polizia e la digos a proteggere una persona (un parlamentare, l’unica parlamentare lesbica che abbiamo in Italia) era già una cosa senza precedenti e senza possibilità di essere non dico accettata ma nemmeno concepita. Ma quando ho chiesto ad una di queste scalmanate – che gridava come un’Erinni a Concia: “Vattene, non vedi che nessuno ti vuole! Te ne devi andare!” – se almeno fosse lesbica e mi ha detto che no, era etero, non ci ho visto veramente più. “Ma porca paletta, questa è la giornata dell’orgoglio gay, la giornata dell’affermazione dei diritti che noi gay abbiamo voluto così allegra e aperta e tu a che cappero di titolo vieni a decidere chi è gradito e chi no a casa nostra, alla nostra festa?” le ho gridato sul muso. Ovviamente le parole “paletta” e “cappero” non sono sicuro di averle proprio pronunciate così. E’ così che va il mondo ed è proprio quello che il gay pride prova a cambiare: le logiche di una società maschilista e incattivita, fatta di contrasti e di guerre, di contrapposizioni e di lotta, così marziale e marziana, come la faccia tirata e urlante di questa sedicente rivoluzionaria napoletana (con buona pace di Eleonora Fonseca Pimentel che si starà rivoltando nella tomba) sono proprio quelle messe maggiormente a rischio dal modello di società che il gay pride – e la rabbia che gli diede origine – rappresenta. Sarà bene che i signori dei centri sociali vadano a rileggersi i libri di storia: la prossima volta che un gruppo di facinorosi eterosessuali verrà a dettare legge a casa nostra, portando la violenza dove c’e spazio solo per la gioia e l’inclusione, potrebbero trovarsi davanti ad un’altra Christopher Street. Quindi, occhio.

PROGRAMMA DEL FESTIVAL MIX DI LUNEDI 28 GIUGNO

 
FILM
20:15   ANDER
22:30   PANAME
MUSICA
 18:00   GIACOMO CELLA (IED)
 19:30   PSYCO-CANDY
 21:00   MIGHTY MAU
 22:30   DJ RELAX

Islanda, legalizzate le nozze gay la premier sposa la sua compagna (la Repubblica)

 

Il matrimonio celebrato subito dopo il sì alla legge. Madre di due figli ormai adulti, la Sigurdardottir era già unita civilmente dal 2002

di PAOLO G. BRERA OGGI spose, senza troppi convenevoli. La premier islandese Johanna Sigurdardottir, ex hostess amatissima dal suo popolo eletta primo ministro a febbraio dello scorso anno, ha inaugurato ieri la nuova legge che consente di celebrare matrimoni omosessuali sposando ufficialmente la sua storica compagna, Jonina Leosdottir, con la quale si era già unita civilmente nel 2002. Nessuna cerimonia solenne, solo un paio di firme su un documento che chiede, e automaticamente ottiene, la conversione in matrimonio dell'unione civile.

Il sogno per cui decine di migliaia di coppie italiane si battono da anni, la legalizzazione del matrimonio omosessuale, è diventato realtà ieri in Islanda con la conversione in legge del testo approvato il 12 giugno all'unanimità dal parlamento. La legge sancisce che le unioni civili omosessuali, regolarmente previste da anni nella legislazione del paese nordico, possano essere trasformate in un normale matrimonio con la semplice presentazione della domanda. Ed è ciò che hanno deciso di fare ieri il primo capo di governo al mondo dichiaratamente omosessuale e sua moglie Jonina.

Johanna Sigurdardottir, classe 1942, ex ministro degli Affari sociali fino alla nomina a premier, ha due figli con il precedente marito, Porvaldur Steinar Johannesson, sposato nel 1970. Dopo il divorzio si è innamorata di Jonina, l'autrice e sceneggiatrice più giovane di dodici anni con cui celebrò nel 2002 un'unione civile.

L'Islanda non è il primo paese europeo in cui sono legittimati i matrimoni gay: fu la Danimarca, prima al mondo a varare nel 1989 una legge che consentiva le unioni civili tra omosessuali con diritti e doveri identici a quelli delle coppie etero. Ci vollero dieci anni per arrivare ai pacs varati in Francia nel 1999, e nel 2001 l'Olanda legalizzò i matrimoni gay. Persone dello stesso sesso si possono sposare anche in Finlandia e in Norvegia, e persino in cinque stati degli Stati Uniti. In Svezia è possibile celebrare le nozze in chiesa, e in Spagna adottare un bambino.

Johanna Sigurdardottir è stata presidente dell'Associazione delle hostess islandesi e sindacalista, prima di iniziare una vera carriera politica che la portò a essere eletta vice presidente del Partito social democratico nel 1984, una carica che detenne fino al 1993

Lettera aperta dell'Associazione 3D al Segretario del PD Bersani



Caro Segretario Bersani,
come sai siamo un’Associazione composta da iscritti, non iscritti, simpatizzanti o semplici elettori del Partito Democratico che, a prescindere dal proprio orientamento o dalla propria identità sessuale, si sono uniti perché vorrebbero che il PD si occupasse adeguatamente, come gli altri partiti europei di centrosinistra e non solo, delle tematiche riguardanti i gay, le lesbiche, i transessuali e i bisessuali che vivono nel nostro Paese. Abbiamo deciso di scriverti una lettera aperta dopo averti più volte chiesto un incontro e sollecitato prese di posizione nette. Non ci è pervenuta alcuna risposta.
Vogliamo iniziare questa lettera richiamando le parole che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha rivolto all’incontro che ha voluto avere con le Associazioni LGBT lo scorso 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia. Napolitano ha affermato che “la lotta per i diritti di gay e lesbiche deve essere in Italia una lotta di tutti, come lo è stata la lotta per i diritti delle donne”. “Si tratta, infatti” ha proseguito Napolitano “di una questione di principio”.
Potrebbe sembrare un’affermazione banale, ma purtroppo così non è: non lo è in generale per la politica italiana, non lo è nemmeno per il Partito Democratico.
In questi mesi abbiamo trovato in diverse parti del Paese grande vicinanza e consensi nella base del PD, raccogliendo tra iscritti e dirigenti oltre 2.000 firme per la nostra campagna “PD=Pari Diritti”, in cui chiediamo al PD di impegnarsi, come da 15 anni ci chiede l'Europa, per l'estensione del matrimonio, o di un istituto giuridico equivalente, alle coppie gay o lesbiche. Sempre a livello locale, abbiamo ormai consolidato un ottimo rapporto con diverse realtà territoriali, tanto che abbiamo ottenuto il riconoscimento formale dal PD di Bologna ed avviato il riconoscimento con il PD dell’Emilia-Romagna. Al contempo, non possiamo nascondere una profonda e unanime delusione per le posizioni politiche nazionali durante questi mesi di Segreteria da te guidata.
È purtroppo sotto gli occhi di tutti come, sino ad ora, il PD non sia riuscito su questi temi, ad assumere, non tanto la visione progressista ed europea da noi auspicata, ma neppure una posizione univoca. In questi anni, e in particolare negli ultimi nove mesi non si è arrestata la ridda di posizioni personali, distinguo e gaffe istituzionali che purtroppo sembrano caratterizzare l’attività del PD a tale riguardo.
Per elencarti solo gli episodi più recenti, pensiamo in primo luogo alla gravissima vicenda di Udine, dove una bella campagna di Arcigay contro l’omofobia, patrocinata dallo stesso Sindaco PD e attaccata nelle strade da Forza Nuova, non sia stata difesa, anzi: è stata bollata dai consiglieri comunali PD come “inopportuna e provocatoria”. Il capogruppo PD di Udine, da noi criticato, ci ha spiegato che poiché il PD deve avere “vocazione maggioritaria”, finché anche uno solo dei nostri potenziali elettori si sentirà turbato da un bacio tra due uomini o tra due donne, noi dovremo necessariamente tenere nascosto quell’amore.
Tra i dirigenti il clima non è migliore. Negli stessi giorni in cui l’Islanda, settimo paese europeo, approvava l’estensione alle coppie dello stesso sesso del matrimonio, Massimo D’Alema ha definito “caricaturale” e “laicista” l’idea di un matrimonio gay e ha dichiarato la sua contrarietà, affermando che i diritti “non si possono imporre per legge”, ma che ci vuole piuttosto un po’ di “carità” per superare le difficoltà che pesano su tanti cittadini e cittadine italiane.
Infine non possiamo non ricordare le tue dichiarazioni, poi smentite, in cui ci chiarivi cosa significhi per il PD “matrimonio”. Dichiarazioni rilasciate, fatto di una gravità evidente, mentre la Corte Costituzionale era ancora riunita per prendere in esame il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso.
È questa la linea del PD sulle tematiche LGBT e sui diritti civili? Va desunta da questa serie di dichiarazioni? Noi non lo crediamo, ma pensiamo che tutto ciò non faccia che togliere al PD ogni credibilità anche in questo campo.
Per conquistare quella credibilità, evitando inutili smentite o prese di distanza da dichiarazioni inaccettabili e spesso tra loro contraddittorie vi è un’unica soluzione possibile: smettere di sfuggire questi temi, confrontarsi e discutere, discutere e discutere.
Tu stesso avevi indicato la via, in occasione del tuo intervento al Congresso di Arcigay, quando annunciasti la nomina di un nuovo Responsabile “Diritti” (in sostituzione di Catiuscia Marini chiamata ad altri impegni), l’inserimento dei temi LGBT nei momenti di formazione del partito nonché la costruzione di un luogo di discussione per le tematiche legate all’Art.3 della Costituzione. Sono passati quattro mesi da quella promessa e proprio in questi quattro mesi sono avvenuti quegli episodi che ti ricordavamo, così come molti altri. Crediamo che sia pertanto necessario procedere al più presto in tal senso.
Ogni giorno perdiamo per strada compagni e compagne, molti dei quali continuano a combattere per i diritti LGBT ma che non credono più sia possibile farlo con il PD. Di questo passo falliremo noi, ma fallirà soprattutto il Partito Democratico. È nostra intenzione continuare la battaglia per i diritti e per il PD, ma potremo farlo solo se capiremo che questo partito è disposto a discutere e confrontarsi su questi temi.
Siamo ormai stanchi di attendere. Se a un anno dalla tua nomina a Segretario del PD, il prossimo 7 novembre, non saranno nemmeno stati creati i luoghi dove discutere e resi operativi gli strumenti minimi per un confronto (come da te promesso), dovremo prendere atto di come questo partito stia continuando su quella strada miope che ne mina alla base l’identità stessa: evitare il confronto per evitare le divisioni.
A quel punto dovremo cambiare la nostra natura collaborativa con il partito: lo faremo pubblicamente, spiegando le nostre ragioni e denunciando quella che noi interpretiamo come il “funerale dei diritti” nel Partito Democratico. Da quel giorno però, e speriamo che ciò non accada, il PD sarà sempre meno “democratico” e sempre più distante dalle sagge parole del Presidente Napolitano.
Restiamo fiduciosi di un tuo celere e risolutivo intervento.
Cordiali saluti

Carlo Santacroce
Presidente 3D – Democratici per pari Diritti e Dignità di lesbiche, gay, bisessuali e trans

Argentina, Chiesa lancia referendum contro matrimonio gay (Il Velino/Velino Latam) -


Se il Parlamento argentino approvera' la legge sul matrimonio omosessuale, la Chiesa cattolica locale e' pronta a lanciare un referendum abrogativo. Lo ha anticipato il responsabile della commissione legislativa dell'Episcopato Antonio Martino, in una intervista concessa al quotidiano La Nacion. Il vescovo si e' riunito piu' volte con deputati e senatori e, secondo quanto dichiara al quotidiano, ha raccolto il consenso di molti di loro, ma allo stesso tempo si e' detto convinto che "il realismo politico li portera' ad appoggiare il progetto di legge". Il testo e' gia' stato approvato dalla Camera e il governo vuole sottoporlo al voto dell'Aula entro la meta' di luglio. Secondo Martino invece la via del referendum sarebbe "una strada piu' ragionevole che quella scelta dai legislatori, molti dei quali agiscono sotto forte pressione". Nel Paese ci sono state nelle ultime settimane numerose manifestazioni contro l'iniziativa legislativa, ma allo stesso tempo alcuni giudici hanno cominciato a riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso, ritenendo incostituzionale la norma del Codice civile che limita il riconoscimento dei matrimoni tra un uomo e una donna.

G20: OBAMA, USA GUIDA CRESCITA; SCELTE DIFFICILI EUROPA/ANSA CAUTELA SU YUAN; INACCETTABILE COMPORTAMENTO COREA NORD (di Cristiano Del Riccio) (ANSA) -


TORONTO, 28 GIU - Il presidente Barack Obama ha chiuso il vertice dei grandi del pianeta a Toronto prendendo atto del fatto che non esiste una ricetta unica per portare avanti la battaglia per la ripresa economica. Mentre il G20 ha sottoscritto il 'mantra' del presidente Usa che la priorita' e' quella di salvaguardare e potenziare la ripresa, nello stesso tempo Obama ha accettato la conclusione che esistono strade diverse per arrivare a questo traguardo: la riduzione del deficit dovra' essere adattata alle condizioni particolari di ciascun paese. Gli Usa - ha detto Obama - ''stanno guidando con l'esempio: le nostre azioni audaci hanno avuto successo sulla strada della crescita economica''. Mentre ''diversi dei nostri partner europei stanno operando difficili decisioni: ma dobbiamo essere consapevoli che la nostra salute fiscale sara' basata in futuro in gran parte sulla nostra abilita' nel creare oggi crescita e occupazione''. Resta da vedere quanto l'obiettivo di dimezzare il deficit entro il 2013 - fissato dal G20 - sara' realisticamente conseguibile. Il presidente Usa ha affermato di essere una persona ''che mantiene sempre le sue promesse'' anche se alcuni continuano ogni volta a sorprendersi (ha citato la riforma sanitaria e l'ammissione dei gay dichiarati nelle forze armate) Obama aveva ammonito l'Europa sui pericoli di tagli troppo massicci. Ma al G20 si e' trovato in chiara minoranza mentre un paese dopo l'altro sottolineava la necessita' di ridurre i loro deficit indicando la vicenda della Grecia come spauracchio. Il presidente Usa ha ricevuto un sostegno inatteso dalla Cina un segno forse del disgelo tra Washington e Pechino che ha portato ad omettere la questione dello yuan dal comunicato finale ed ha fatto scattare un invito a Hu Jintao per una visita ufficiale di stato negli Usa. E' solo la terza da quando Obama e' alla Casa Bianca. Obama ha detto di considerare un passo positivo la maggiore flessibilita' del cambio dello yuan ma e' solo un primo passo e il giudizio puo' essere dato solo tra alcuni mesi. Ha pero' ammonito - con un riferimento che la Cina non puo' non prendere in seria considerazione - che nessun paese deve basare la sua prosperita' puntando sulle esportazioni in America. Sul piano internazionale ha definito ''inaccettabile'' il ''comportamento belligerante'' della Corea del Nord. Ha ribadito che l'Afghanistan sara' partner per molti anni degli Usa ma questo non significa una presenza altrettanto lunga delle truppe americane.

domenica 27 giugno 2010

Russia/ Manifestazione gay all'Hermitage, sei arresti (Apcom)

 

La manifestazione non era stata autorizzata

San Pietroburgo, 26 giu. (Ap) - La polizia russa ha arrestato oggi sei persone che manifestavano per i diritti degli omosessuali nella corte interna del museo dell'Hermitage, a San Pietroburgo. Gli arresti sarebbero stati eseguiti perchè la manifestazione non era stata autorizzata.
Circa 20 persone hanno mostrato striscioni con le scritte "Omofobia, la vergogna del paese" e "Diritto al matrimonio senza compromessi", prima dell'intervento della polizia. Nikolai Alexeyev, leader del movimento russo per i diritti dei gay, ha denunciato l'intervento delle forze dell'ordine: "E' scandaloso che la polizia ci abbia fermato e non ci abbia permesso di denunciare la violazione dei nostri diritti".

In più di 300.000 "Alla luce del sole" per il Napoli Pride (GAY.IT)



Gay.it - In più di 300.000
Oltre 300.000 "Alla luce del sole" per prendere parte al Napoli Pride 2010. Sono questi i numeri diffusi da Arcigay per il Pride nazionale che si è svolto oggi nel capoluogo campano a partire dalle ore 15,30 e che ha visto sfilare gay, lesbiche, bisessuali e transessuali in un lungo corteo terminato in Piazza del Plebiscito. È stato il Pride dei consensi, a partire da quello dimostrato dal sindaco Rosa Russo Iervolino, che con grande coinvolgimento nelle cause della comunità lgbt si è unita al corteo a metà di via Medina. Diciassette i carri delle associazioni che tra musica e slogan hanno accompagnato i partecipanti lungo la marcia dell'orgoglio con il carro del PD in coda e a capo, per la prima volta, gay e lesbiche appartenenti ai gruppi cattolici e cristiani.
Gay.it - In più di 300.000 Non sono mancate le proteste di una cinquantina di aderenti a Forza Nuova, che hanno distribuito volantini nel quartiere del Vomero, più precisamente in via Scarlatti, per manifestare contro la sfilata che, tuttavia, si è svolta senza problemi e ben lontano dal luogo in cui uno striscione recitava: «Difendiamo la famiglia e la vita. No al Gay Pride». E sono state proprio le famiglie Arcobaleno, quelle costituite da coppie di genitori dello stesso sesso, a prendere parte al corteo appena dietro al grande striscione bianco con lo slogan "Alla luce del sole" e alla banda musicale, per chiedere allo Stato di riconoscere ai loro figli gli stessi diritti di quelli delle coppie eterosessuali in rappresentanza dei 300 nuclei sociali di questo tipo che ormai in Italia sono una realtà da tempo consolidata.
Gay.it - In più di 300.000 Numerosi i politici, leader di movimento e personaggi noti presenti al corteo tra cui Paolo Patanè, Imma Battaglia, Rossana Praitano, Franco Grillini, Vladimir Luxuria, il vice presidente del PD Ivan scalfarotto e Paola Concia, inizialmente contestata per l'incontro con Casa Pound. Per lei slogan del tipo «I fascisti non li vogliamo» ai quali la deputata del Partito Democratico ha risposto: «Hanno tutto il diritto di criticarmi ma questo Gay Pride per sua stessa definizione è a favore della libertà ed io sono una libera cittadina che vuole sfilare in corteo. Questa manifestazione - ha continuato la Concia - non è di proprietà di nessuno, neanche dei gay, ma di tutti quelli che vogliono parteciparvi». Vladimir Luxuria è subito intervenuta esprimendole la sua solidarietà: «la Concia ha avuto comunque il coraggio di dialogare - ha detto l'ex parlamentare -e quindi non sarei del tutto critica nei suoi confronti. In fondo è l'unica rappresentante dichiaratamente gay nel Parlamento italiano - ed ha concluso - non sprechiamo questa risorsa». La tensione si è allentata e il Napoli Pride si è acceso portando per le vie di Napoli la musica e i colori tipici delle manifestazioni che portano in strada l'orgoglio e l'amore "diverso".
Gay.it - In più di 300.000 «Sicuramente questo è un Pride che realizza un successo - ha commentato entusiasta il presidente nazionale di Arcigay - non era facile, specialmente quest'anno, fare un Pride al Sud ma era urgente farlo ed è un Pride in cui si stanno unendo varie anime del movimento. Nonostante le difficoltà, credo che sia il Pride più ricco di varietà, apporti e percorsi culturali e politici. C'è soprattutto una grande risposta della città che sta vivendo questa manifestazione intensamente. - ed ha concluso - È la dimostrazione che in un Paese in cui è difficile portare gente per strada, il movimento lgbt riesce a farlo, dobbiamo dare quindi un movimento, una direzione a questa volontà di esserci». Ci sono tutti, infatti. Anche coloro che al passaggio del colorato popolo gay hanno accennato soltanto un sorriso. Gli stessi che, catturati dall'allegria contagiosa degli oltre 300.000 manifestanti, si avviano Piazza del Plebiscito in attesa del grande concerto che concluderà in bellezza questo Napoli Pride 2010.

Madrid, animalisti raccolgono 50mila firme contro corrida Sufficienti per iniziativa legge popolare per dibattere divieto (Apcom) -


L'organizzazione animalista spagnola El Refugio ha raccolto a Madrid le 50mila firme necessarie per presentare un'iniziativa di legge popolare che costringa il Parlamento della Comunità Autonoma (regione) della capitale a dibattere una mozione che proibisca los svolgimento delle corride. Un'iniziativa che ha scarse speranze di successo, dato che il governo regionale ha annunciato nello scorso mese di marzo l'intenzione di inserire la tauromachia all'interno del proprio patrimonio culturale. Un annuncio giunto mentre il Parlamento regionale catalano ne sta dibattendo invece la possibile messa al bando, grazie ad un'iniziativa di legge popolare simile a quella promossa da El Refugio. La questione assume così anche l'aspetto dell'eterna querelle fra Madrid e Barcellona, ma a dir la verità il dibattito politico catalano non fa che ratificare una tendenza di fatto già in atto da molto tempo: la corrida - icona della cultura spagnola e grande passione di intere generazioni di turisti - sta diventando sempre meno popolare. Un sondaggio condotto nel 2006 rivelò che l'81% dei minori di 24 anni mostrava disinteresse per la tauromachia: identica percentuale fra i trentenni ma soprattutto tra gli ultrasessantenni solo il 41% si dichiarava interessato alle corride, chiaro segno di una decadenza culturale. Secondo le cifre fornite dal Ministero degli Interni spagnolo nel 2009 si sono svolte in Spagna 891 feste taurine di prima categoria, ben 354 in meno rispetto all'anno precedente: ovvero, in termini di allevamento, un'eccedenza di circa 2mila tori che potrebbero non vedere mai l'arena dato che per regolamento vengono utilizzati animali di età compresa fra i 4 e i 6 anni. La questione ha scatenato un'imponente raccolta di firme a favore o contro, quasi un milione: da notare che in questa guerra di lobbies quella favorevole alla sopravvivenza delle corrida non lo fa invocando la santità della tradizione taurina, ma in base all'assunto che la Catalogna, per rispetto delle libertà individuali, non può permettersi una proibizione di questo genere; se la corrida deve morire, che lo faccia di morte naturale, per mancanza di pubblico.