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sabato 14 maggio 2011

GAY: AVVENIRE, NON ESISTE IN ITALIA QUESTIONE OMOSESSUALE


 

(AGI) - CdV, 14 mag. - "Nonostante cio' che alcuni continuano a sostenere, non esiste piu' in Italia, e da tempo, una 'questione omosessuale'". E ugualmente "non esistono ragioni sociali" per sostenere il matrimonio omosessuale, ma "al piu' solo ragioni simboliche: sposandosi, i gay vogliono avere conferma pubblica dell'analogia della loro convivenza (giuridicamente lecita) alla convivenza eterosessuale, non solo lecita, ma riconosciuta e tutelata dal diritto in quanto procreativa e luogo di socializzazione primaria delle nuove generazioni". Lo afferma Avvenire in un editoriale a firma del professor Francesco D'Agostino, presidente dell'Unione Giuristi Cattolici, che analizza le critiche ricevute dal sottosegretario Giovanardi per il suo intervento contro la pubblicita' che richiama le attese delle coppie gay. La tesi di fondo dell'articolo e' che "le discriminazioni che deplorevolmente colpiscono gli omosessuali sono analoghe a quelle che possono colpire chi, agli occhi ottusi, malevoli e a volte criminali di alcuni, appaia 'diverso' per etnia di appartenenza, per disabilita' fisica o psichica, per religione, per provenienza sociale". "Tali discriminazioni - sottolinea Avvenire - vanno severamente punite" ma "una cosa e' difendere i sacrosanti diritti degli omosessuali, come persone e come cittadini, e tutt'altra cosa - avverte l'editoriale - e' far rientrare nella difesa di questi diritti il riconoscimento del matrimonio gay", questo sarebbe "un errore simile a quello di chi sostenesse che per rispettare i diritti dei musulmani bisogna recepire nel nostro ordinamento la poligamia".
  Avvenire rileva che "i gay (anche se non tutti) sono convinti che tra unioni eterosessuali e unioni omosessuali non sia la procreazione a fare la differenza: di qui la pressante rivendicazione perche' la legge conceda ai gay il diritto di adottare bambini o addirittura quello di poterli procreare artificialmente. L'artificio, anche quello piu' estremo (come la procreazione in vitro e il ricorso a un utero in affitto), che anche quando e' posto in essere possiede il carattere dell'eccezionalita', viene paradossalmente invocato e utilizzato per negare l'innegabile e cioe' che la natura, vista come il fumo negli occhi dai gay, di norma affida la procreazione all'unione tra un uomo e una donna". "Questa - conclude l'editoriale - e' la differenza, che fa differenza.
  Non si nega alcun diritto ai gay, quando ci si rifiuta di riconoscere alla loro convivenza un carattere coniugale, cosi’ come non si nega alcun diritto a una coppia di amici, quando non si riconosce alla loro amicizia rilievo giuridico. La questione e' tutta qui: discutiamone pacatamente e lucidamente e lasciamo da parte accuse, biasimi, ironie, invettive, che sostituiscono al buon uso della ragione un cattivo uso dei sentimenti, delle passioni ideologiche e delle emozioni". (AGI) .

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