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giovedì 26 maggio 2011

Io, moderata, voto Pisapia - Elena Gazzola, ex assessore regionale, UDC, vota Pisapia

Elena Gazzola, UDC, già presidente del consiglio comunale con Formentini e poi assessore regionale con Formigoni scrive ai suoi compagni di partito perché voterà Pisapia e perché vorrebbe lo facessero anche loro. Lettera aperta pubblicata su Affaritaliani.it.

Io, moderata, voto Pisapia

di AFFARITALIANI.IT

Cari Amici,

sento il dovere di farvi partecipi delle mie riflessioni di questi giorni, convinta come sono che dal risultato del ballottaggio dipenderà sicuramente il benessere futuro dei milanesi ma ne potrà dipendere anche la credibilità politica del nostro PartitoSono una moderata di centrodestra e proprio per questo non mi riconosco nella politica del sindaco Moratti e della sua coalizione, carica di toni estremistici e lontanissima nei programmi da quei valori e da quelle categorie sociali che a noi dell’UDC stanno più a cuore.

Domenica prossima, in occasione del ballottaggio, voterò  per Giuliano Pisapia, anche per le seguenti ragioni:
-          Da quando l’ UDC ha preso le distanze da Berlusconi, la sua coalizione si è estremizzata, dando spazio a demagoghi e a qualunquisti.
-          La cultura della demonizzazione dell’avversario e delle bugie ideologiche non hanno nulla a che fare con i valori condivisi da tutti noi che militiamo nell’UDC.
-        Mi sento più sicura sapendo che i grandissimi interessi economici legati ad EXPO 2015 non saranno gestiti dai gruppi di potere che hanno sostenuto questa maggioranza.
-         Ho rilevato che i grandi valori a tutti noi cari (solidarietà, integrazione, rispetto degli altri), ben sviluppati nel programma di Pisapia, lasciano il posto nella propaganda morattiana a sentimenti di odio e desiderio di emarginazione ben lontani dai principi cristiani che ci definiscono.
-        La Moratti non è affidabile. Le promesse fatte in questo ultimo scorcio di campagna elettorale infatti  non mi piacciono nella tempistica, ma non mi convincono neppure nella sostanza perché non solo disconoscono quello stesso operato di cui l’amministrazione andava così fiera, ma non sono neppure contemplate nel suo programma. A quale verità devono credere i Milanesi? Al programma elettorale? Ai populistici slogan degli ultimi giorni? O debbono aspettarsi qualcosa di ancor diverso, da realizzarsi dopo aver ottenuto il loro consenso?
Per quanto riguarda il nostro partito, faccio poche pregnanti considerazioni.
La prima è quella che finalmente abbiamo l’occasione di liberare lo spazio di centrodestra dalla “casa” demagogico-populista che da anni lo sta occupando abusivamente, quella che ha deciso che il nemico da additare al popolo per la sua convenienza era il comunista, ricreato nella sua accezione più becera. A mio avviso peraltro resto fermamente convinta che Berlusconi possa schierarsi indifferentemente contro la  sinistra come contro la destra, a seconda di quel che la pancia della gente, e soprattutto i suoi interessi, gli suggeriscono.
Ma proprio perché la linea politica tracciata dall’UDC con scelte difficili e coraggiose a cui io ho aderito convintamente,  è quella di diventare il futuro polo di riferimento dell’elettorato moderato di centrodestra, la scelta di sostenere al ballottaggio il candidato dell’occupante abusivo significherebbe una incomprensibile sconfessione di questa lungimirante politica proprio quando essa comincia a dare i suoi significativi risultati. Da un punto di vista meramente opportunistico, inoltre, l’ipotetica vittoria della Moratti grazie ai nostri voti, ma senza l’appoggio ufficiale del nostro partito, costituirebbe il nostro suicidio politico e sancirebbe il trionfo di chi si ostina a considerarci marginali e ininfluenti.

Ultima, ma non per importanza, la questione dei rating internazionali. E’ proprio la debolezza assoluta di un governo che naviga a vista (corta), cambiando direzione ad ogni stormir di fronda, che ci rende inaffidabili verso l’estero e i mercati.
Se vogliamo cominciare finalmente a far crescere Milano, dobbiamo scrollarci di dosso questa sindrome di “orfani di Berlusconi” che a volte mi è sembrata aleggiare negli interventi di alcuni amici.
Queste sono le mie riflessioni e le conclusioni cui sono arrivata, spero possano aiutarci a delineare quella rotta che a me pare necessaria per far crescere Milano con i nostri valori.

Elena Gazzola

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