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lunedì 17 maggio 2010

Il mistero della relazione proibita del carabiniere gay di Genova si infittisce

Rimango un bel po' stupito dal resoconto che Federico Casabella fa su il Giornale delle ultime notizie sul caso del carabiniere di Genova. Il suo articolo spiega minuziosamente come la motivazione addotta dall'Arma fosse difforme da quella del militare e implicasse non il suo orientamento omosessuale ma una sua mancanza al codice etico dei Carabinieri. Nella fattispecie il peccato era stato quello di intrattenere una relazione (consenziente) con un quindicenne, comportamento sanzionato dal codice etico dell'Arma ma non dalla legge penale e quindi non riconosciuto dal TAR come motivo di riassegnamento. Oltretutto, non è chiaro come mai il militare sia stato denunciato in una regione del sud quando il provvedimento disciplinare faceva intuire che la condotta disdicevole fosse stata tenuta a Genova, da cui avrebbe dovuto essere allontanato per evitare la reiterazione e il pericolo del contatto col pubblico (paura di contagio frocio?). Di seguito l'articolo de il Giornale.

La relazione proibita del carabiniere gay

Genova - Aveva fatto credere che il suo trasferimento da Genova a Torino fosse conseguenza del suo orientamento sessuale. In sua difesa era sceso anche l’Arcigay, mentre il Tar della Liguria aveva disposto la revoca dello spostamento di ruolo e competenze (oltre che di sede) facendolo ritornare alla stazione del ponente ligure dove prestava servizio in precedenza. In realtà il carabiniere di 31 anni, balzato agli onori della cronaca per essere stato trasferito perché gay, era stato denunciato dai genitori di un ragazzino di 15 anni con il quale aveva una relazione. Ed è stato proprio per effetto di quella querela che l’Arma ne dispose lo spostamento spiegando, nell’atto di trasferimento, che il suo cambio di sede sarebbe stato conseguenza dell’incompatibilità dell’impiego del militare in un lavoro di stazione perché a contatto con il pubblico. Era stato giudicato più idoneo per un posto all’interno del reparto mobile, non legato al contatto quotidiano con la gente, «ed è questo il motivo per il quale venne disposto il suo trasferimento dalla Liguria al Piemonte» fanno filtrare ambienti dell’Arma dei carabinieri.
Dopo il ricorso del militare anche alcuni suoi colleghi di stazione avevano deciso di testimoniargli la propria solidarietà con un documento, utilizzato anche durante il dibattimento davanti al Tar, per dimostrare la serietà sempre espressa durante il lavoro. Una vicenda che nei giorni scorsi alcuni organi di stampa locale a Genova avevano amplificato come scelta dovuta all’omosessualità del carabiniere che sarebbe stato punito per essere stato visto dai superiori mentre scambiava comportamenti affettuosi con il proprio compagno al di fuori di orari ed ambiente di lavoro.
Ieri, dopo due giorni di stretto riserbo, l’Arma dei carabinieri ha preferito chiarire la vicenda spiegando il perché di quello spostamento di sede. La denuncia contro il trentunenne era stata registrata alla fine dello scorso anno ad un comando dell’Italia meridionale e finì con l’archiviazione del procedimento perché, nonostante la relazione fosse stata accertata, il minore era consenziente e la legge punisce solo chi abbia relazioni con minori di 14 anni (la cosiddetta violenza sessuale presunta).
Ma tutte le accuse legate all’orientamento sessuale del militare sono state seccamente smentite dai carabinieri che hanno spiegato come, invece, il trasferimento dell’uomo fosse conseguenza del suo comportamento fortemente rilevante dal punto di vista disciplinare: «Sarebbe stato punito anche se - fanno sapere dall’Arma - avesse intrattenuto una relazione con una ragazza minorenne». Il comportamento dell’uomo, infatti, non ha mantenuto i canoni stabiliti dalle regole disciplinari imposti ai carabinieri e il trasferimento è quindi una inevitabile conseguenza.

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