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giovedì 20 maggio 2010

JAKE GYLLENHAAL: "UN FILM-VIDEOGIOCO MOLTO SHAKESPERIANO" (di la Repubblica)


Brokeback mountains lo ha consacrato tra gli attori hollywoodiani più impegnati della sua generazione oltre a fargli guadagnare un Oscar come miglior non protagonista nel 2006. Reputazione che ha pienamente confermato apparendo in altri film indipendenti di valore come Jarhead, Zodiac, Rendition e Brothers. Ma quando Mark Newell lo ha chiamato per affiancare la ex-bond girl Gemma Arterton (Tamina) e Ben Kingsley (Nizam) nel nuovo film d´avventura della Disney, Il principe di Persia: la sabbia del tempo, Jake Gyllenhaal non ha esitato a farsi crescere capelli e muscoli per entrare nella parte di un aitante eroe d´altri tempi (Dastan) che combatte forze nemiche per salvare il suo regno dalla distruzione. Tratto dall´omonimo videogame, il film è girato in Marocco, con molti personaggi computerizzati, ed è costato duecento milioni di dollari.

Anche lei si è lasciato lusingare dai mega-blockbuster, come mai questa scelta di interpretare l´eroe di un videogame?

«Già anche io. Dopo tanti film impegnati, mi sono detto: "ho appena trent´anni, ho voglia di divertirmi e di prendermi meno sul serio". E poi chi non sogna da ragazzino d´interpretare l´eroe di un film d´azione? Sono cresciuto con Indiana Jones, ET, Guerre Stellari. A otto anni sognavo di essere Indiana. Se da bambino mi avessero detto che un giorno avrei interpretato un eroe in un film d´avventura, sarei letteralmente impazzito dalla felicità».

Ma la preparazione tecnica non deve essere stata così facile...

«È stato il film in assoluto più impegnativo che abbia mai girato dal punto di vista tecnico. Mi sono sottoposto a tre mesi di training. Ho addirittura imparato a camminare sui muri. Chi l´avrebbe mai detto che avrei fatto tante acrobazie in un film. In una mega produzione come questa, si arriva a girare la stessa scena per più di una settimana. Il rischio è di perdere la freschezza e la spontaneità, ma mi sono divertito. La maggior parte delle stunts le ho girate io...».

È vero che si è impegnato a girare anche il sequel? Non teme il rischio di essere identificato con questo ruolo?

«Dopo aver interpretato la parte di un gay in Brokeback mountains a 25 anni, professionalmente non ho più paura di nulla. Il rischio di essere identificato con quel ruolo era molto maggiore».

Lei è cresciuto a video games?

«Ne ho subito il fascino, ma mai in modo ossessivo, sono cresciuto soprattutto guardando film. L´universo dei video games è cambiato enormemente dagli inizi. Il confine che separa queste due forme di intrattenimento è sempre meno marcato. Il cinema utilizza molte tecniche tipiche dei videogames, e i videogames diventano sempre più cinematografici nella narrazione».

Ben Kingsley, ha detto che la trama del film è molto shakespeariana. Concorda?

«Sir Ben, come ama farsi chiamare, ha perfettamente ragione. Ci sono tutti i valori dell´universo shakespeariano: il senso del divino, l´avidità, il tradimento familiare e il coraggio dell´eroe nello sfidare il suo destino. I riferimenti a Riccardo III e a King Lear sono molto forti. I personaggi sono divorati dal senso del dubbio e dalla paura. Ben poi ha portato sul set un senso di teatralità pura e assoluta e allo stesso tempo quella capacità di tornare bambini, attingendo alle emozioni più profonde, che ha influenzato tutti noi».

Dopo tante scene d´azione, in cosa la rivedremo prossimamente?

«In Love and other drugs. Sarò un venditore di prodotti farmaceutici che facilitano le prestazioni sessuali maschili. Una commedia con un risvolto romantico. Niente muscoli, capelli lunghi o camminate sui muri, solo tanto Viagra».

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