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giovedì 27 maggio 2010

La partecipazione dell'OPL al convegno: Identità di genere e libertà – due giornate di formazione con Joseph Nicolosi


Relazione del Segretario dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia sulle terapie riparative 

Nei giorni 21 e 22 maggio si è svolto a Roncadelle (Brescia) il convegno “Identità di genere e libertà – due giornate di formazione con Joseph Nicolosi”, promosso da: AGAPO, Alleanza Cattolica, Consultorio Delta, Gruppo LOT, Living Waters Italia, Living Waters Ticino, Medici Cattolici Brescia, NARTH, Nuove Onde, Obiettivo Chaire, Scienza & Vita Brescia, Scienza & Vita Milano. Proprio in seguito alle numerose segnalazioni ricevute in occasione del convegno, l'OPL ha preso una posizione sulle terapie riparative, con un'apposita delibera approvata durante il consiglio del 12 maggio 2010. La posizione dell'OPL è stata ampiamente ripresa dalla stampa (link a rassegna stampa).
Come OPL abbiamo voluto essere presenti al convegno, per testimoniare la nostra presenza istituzionale rispetto ad un intervento psicologico e psicoterapeutico discusso, sia da parte dei nostri iscritti che da parte dei cittadini. Hanno partecipato nella giornata di venerdì il Presidente, dott. Mauro Grimoldi e il giornalista responsabile dell'Ufficio Stampa OPL, dott. Pietro Cobor,  nella giornata di sabato il Segretario dott.ssa Carlotta Longhi e il Consigliere dott.ssa Francesca Urciuoli.
I rappresentanti dell'OPL hanno avuto diverse occasioni di scambio, sia con il dott. Nicolosi, che con gli altri relatori ed organizzatori dell'evento e con il pubblico. La posizione dell'OPL è stata ripetutamente presentata durante il convegno, sia durante le relazioni che attraverso il materiale distribuito al pubblico. La posizione dell'OPL nei confronti delle terapie riparative, come prevedibile, ha suscitato reazioni “forti”. Tuttavia è stata apprezzata l'onestà di una posizione accompagnata da una presenza attenta e puntuale all'evento, tesa sia a comprendere meglio il fenomeno che a spiegare la nostra posizione con senso di responsabilità. Gli organizzatori e il pubblico hanno cercato un confronto ed una contrapposizione, basata su argomenti che spaziavano dalla scienza, alla deontologia, alla pratica psicoterapeutica, fino ad arrivare alle visioni religiose e filosofiche circa la natura umana. Il tema è tale da risultare estremamente coinvolgente, il nostro intento è stato quello di intervenire, sia negli scambi informali che in quelli formali, dal punto di vista di psicologi, psicoterapeuti e rappresentati dell'Ordine, quindi esprimendo un parere sull'intervento psicologico con persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
In particolare, durante la seconda giornata gli organizzatori del convegno hanno proposto un confronto “all'americana” tra Joseph Nicolosi e Carlotta Longhi, come Segretario OPL.
Durante il confronto si sono evidenziati alcuni elementi cardine della divergenza di posizioni tra il dott. Nicolosi e l'OPL. In particolare, il fulcro della differente visione sembra risiedere in un misunderstanding da parte di chi promuove le terapie riparative sulla natura dell'intervento psicologico. Premessa fondante l'intervento psicologico è l'impossibilità di un esito predefinito. Chi sostiene che le terapie riparative siano liberamente scelte da persone omosessuali che desiderano cambiare orientamento sessuale, dimentica, o ignora, che l'intervento dello psicologo non segue mai la modalità “a domanda rispondo”. Se una persona chiede allo psicologo di modificare il proprio orientamento sessuale lo psicologo non deve certo rispondere in modo lineare aiutandolo a modificarlo. Sarebbe come se lo psicologo cui un cliente dichiara di voler morire lo aiutasse a suicidarsi. L'obiezione “sono i clienti stessi a chiedere questo” non è esauriente proprio perché, se il cliente è libero di scegliere la terapia e lo psicologo che preferisce, quest'ultimo non si limita a realizzare ciò che i clienti chiedono, ma opera attraverso l'analisi della domanda.  Gli obiettivi dell'intervento vengono definiti, indipendentemente dalla scuola di riferimento nel contesto di una particolare relazione, quella appunto tra lo psicologo e il suo cliente. Gli esiti del lavoro non possono essere predeterminati.
Sul fatto che lo psicologo non possa essere neutrale, altro argomento forte di Nicolosi, parla chiaro l'articolo 4 del Codice Deontologico, oltre alla formazione che ogni psicologo riceve. Posto che nessuno di noi può essere completamente neutrale, in quanto portatore di credenze, valori, opinioni, come psicologo si impegna affinché questi non interferiscano con il lavoro clinico e non influenzino il cliente. La posizione di partenza di Nicolosi, che afferma apertamente che a suo parere essere eterosessuali è meglio che essere omosessuali, ci sembra un presupposto che inficia pesantemente questo dovere clinico e deontologico di ogni psicologo.
Inoltre, la visione dell'omosessualità come comportamento e non come modo di essere della persona, apre la via ad una posizione che interpreta l'omosessualità come un sintomo se non come patologia vera e propria, in una concezione dell'essere umano in cui esistono comportamenti “naturali” e “non naturali”, posizione che può essere sostenuta dal punto di vista religioso, ma non certo da quello scientifico.
Carlotta Longhi

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