Oltre 50 costumi dalle opere e dai balletti che hanno fatto la storia del Teatro alla Scala, dal "Don Carlo" a "Giselle", per rendere omaggio all'alta professionalita' della sartoria che realizza i costumi di scena di uno dei teatri piu' prestigiosi del mondo. E' "Il costume veste la musica. L'atelier del Teatro alla Scala", la mostra allestita a Palazzo Morando che sara' inaugurata domani sera e poi aperta al pubblico fino al 12 settembre. Un percorso che, attraverso i capi in mostra, racconta come nasce un abito di scena, dalla scelta dei tessuti nel magazzino passando per il confezionamento e il laboratorio di pittura, fino alla modisteria e alle fasi di lavoro di maschere, accessori e gioieli di scena.
"Bisogna fare vedere in maniera visibile cio' che e' invisibile, capire che il retroscena e' importante quanto la scena, capire che il teatro non comincia sul palcoscenico, ma prima, nei laboratori", ha spiegato stamani illustrando il senso della mostra l'assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory. "I costumi sono oggi quella spia attraverso la quale possiamo penetrare nei segreti della nostra storia culturale. Se Milano e' la capitale della moda - ha concluso - lo e' anche grazie al Teatro alla Scala e ai tanti addetti al bello che spesso non ricevono un applauso".
Scelti per il valore estetico, i costumi in mostra rappresentano alcuni dei momenti piu' significativi del repertorio scaligero, tra i quali "Faust", "Il trovatore", "Il barbiere di Siviglia", "Coppelia", "Cosi' fan tutte", "Tosca", "Lucia di Lammermoor". "Per questa mostra - ha spiegato la responsabile della sartoria scaligera, Cinzia Rosselli - abbiamo scelto i costumi che piu' ricordiamo e abbiamo nel cuore, magari perche' realizzati da grandi disegnatori".
Con 46 addetti, ha raccontato, la sartoria realizza un migliaio di nuovi costumi ogni stagione. Circa 2500 quelli rimessi a nuovo ogni anno, scelti tra gli oltre 60mila capi di repertorio a disposizione.

"Per queste fondazioni - ha risposto Moratti - ci sono importanti deroghe, quindi e' un decreto che e' capace al contempo di aiutare le fondazioni a uscire dalle situazioni di crisi ma che tiene conto di quelle che hanno situazioni che non presentano criticita'".
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