Mentre
il mondo gay si prepara a scendere in piazza il 19 giugno per il
‘Sicilia Pride’, a Palermo c’è allo stesso tempo chi dice no alla
manifestazione in programma e ne critica “i valori di cui è
portatrice”. Sono i ragazzi della Giovane Italia, movimento giovanile
del Popolo della Libertà, che durante una conferenza stampa svoltasi
stamattina presso la sede di via Paternostro a Palermo hanno spiegato i
motivi del loro dissenso verso l’appuntamento di domenica.
‘Noi non siamo contro la manifestazione in sè che riteniamo legittima – dice Nino Costa, presidente del movimento – ma contro il contenuto che veicola. La nostra vuole essere la voce fuori dal coro di chi la pensa diversamente in questa città. E crediamo di essere in tanti, solo che per paura di essere additati, in molti preferiscono rimanere in silenzio’.
I ragazzi di Giovane Italia accennano pure al sopravvento “dell’omologazione culturale che in questo momento si è diffusa in città”, non risparmiando critiche nemmeno agli stessi referenti politici del proprio partito.
‘Non riusciamo a capire – afferma il coordinatore regionale del gruppo, Mauro La Mantia – l’atteggiamento ambiguo di certi esponenti politici del Pdl che, ignorando la carta dei valori del partito, sostengono apertamente le rivendicazioni del mondo gay in totale contrapposizione al programma politico del partito”.
I rappresentati del gruppo giovanile hanno anche denunciato scelta da parte di istituzioni importanti amministrate dal centrodestra, quali il Comune, la Provincia e la Regione Siciliana di patrocinare il Sicilia Pride. Una decisione, quest’ultima che, secondo la loro opinione, sembra essere dettata più dal timore di risultare impopolari che dalla volontà di agire in maniera coerente rispetto alle proprie posizioni.
Intanto, la pagina facebook della Giovane Italia negli ultimi giorni è stata bersagliata da insulti di ogni sorta. Tante le accuse di razzismo e di omofobia indirizzate al gruppo che, oggi, torna a chiedere “maggiore rispetto e la stessa tolleranza da chi domenica scenderà in piazza ad affermare la propria libertà”.
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“Atti osceni in luogo pubblico”
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Gli “ziti” di Giarre e il Gay Pride
‘Noi non siamo contro la manifestazione in sè che riteniamo legittima – dice Nino Costa, presidente del movimento – ma contro il contenuto che veicola. La nostra vuole essere la voce fuori dal coro di chi la pensa diversamente in questa città. E crediamo di essere in tanti, solo che per paura di essere additati, in molti preferiscono rimanere in silenzio’.
I ragazzi di Giovane Italia accennano pure al sopravvento “dell’omologazione culturale che in questo momento si è diffusa in città”, non risparmiando critiche nemmeno agli stessi referenti politici del proprio partito.
‘Non riusciamo a capire – afferma il coordinatore regionale del gruppo, Mauro La Mantia – l’atteggiamento ambiguo di certi esponenti politici del Pdl che, ignorando la carta dei valori del partito, sostengono apertamente le rivendicazioni del mondo gay in totale contrapposizione al programma politico del partito”.
I rappresentati del gruppo giovanile hanno anche denunciato scelta da parte di istituzioni importanti amministrate dal centrodestra, quali il Comune, la Provincia e la Regione Siciliana di patrocinare il Sicilia Pride. Una decisione, quest’ultima che, secondo la loro opinione, sembra essere dettata più dal timore di risultare impopolari che dalla volontà di agire in maniera coerente rispetto alle proprie posizioni.
Intanto, la pagina facebook della Giovane Italia negli ultimi giorni è stata bersagliata da insulti di ogni sorta. Tante le accuse di razzismo e di omofobia indirizzate al gruppo che, oggi, torna a chiedere “maggiore rispetto e la stessa tolleranza da chi domenica scenderà in piazza ad affermare la propria libertà”.
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“Atti osceni in luogo pubblico”
Da
sabato prossimo le strade di Palermo saranno invase per la prima volta
dai colori arcobaleno del Gay Pride. E quelli di Giovane Italia, il
movimento giovanile del Popolo delle Libertà (ex Azione giovani),
tengono a precisare la loro contrarietà nei confronti di un avvenimento
che non condividono. Lo fanno attraverso un netto comunicato stampa,
firmato da Nino Costa, presidente provinciale di Giovane Italia.
Costa, quali sono quelle manifestazioni di “volgare esibizionismo sessuale”, alle quali fate riferimento nella nota che avete diffuso?
“Noi ci riferiamo a ciò che è avvenuto negli anni passati in altre città. In quelle occasioni si sono visti sfilare per le vie alcuni carri con sopra persone mezze nude. Non ci rivolgiamo a chi manifesta liberamente e in modo tranquillo, ma a chi mette in pratica quelli che secondo noi sono atti osceni in luogo pubblico. Basta cercare su Google Image per vedere in cosa sono consistite quelle sfilate. Se poi nella manifestazione di Palermo non ci saranno comportamenti del genere, allora tanto meglio”.
Voi vi lamentate dell’uso del termine “omofobia”, considerandolo “abusato e ambiguo”. In che senso?
“Non si può tacciare chiunque non sia d’accordo con le rivendicazioni del popolo gay come omofobo. Il termine “omofobia” si riferisce ad una vera e propria patologia. E ricorrendo a quella parola si fa un atto di intolleranza nei confronti di chi non sia d’accordo con le istanze del mondo gay”.
Come preferireste essere appellati?
“In nessun modo particolare. Noi crediamo solamente che alcune rivendicazioni non siano accettabili”.
Quali sono, appunto, le rivendicazioni avanzate dai movimenti omosessuali, che non vi trovano d’accordo?
“Sono essenzialmente due. Prima di tutto non crediamo che la strada giusta da perseguire sia quella dei matrimoni tra gay. Poi non siamo d’accordo sul fatto che alle coppie gay sia consentito adottare dei bambini”.
È di alcuni giorni fa la notizia del primo “matrimonio gay” in Sicilia, nella chiesa Valdese di Trapani.
“Sono già cose avvenute in altre città. Il fatto è che comunque questi matrimoni non hanno alcuna valenza giuridica”.
In Italia anni fa si era pensato di riconoscere le unioni di fatto anche tra persone dello stesso sesso, con contratti di diritto privato. Lasciando fuori la religione.
“Siamo contrari anche a quelli che erano i Pacs. Il riconoscimento delle unioni di fatto aprirebbe la strada al matrimonio tra gay. Sarebbe come avviare un percorso”.
Avete intenzione di organizzare a Palermo delle iniziative che facciano da contraltare al Gay Pride?
“Non abbiamo in programma alcun tipo di corteo o manifestazione. Quella che noi stiamo iniziando è un’opera di sensibilizzazione sulle nostre tematiche, anche attraverso Facebook. Nel frattempo stiamo operando attraverso il volantinaggio, per affermare che ‘C’è chi dice no’ al Gay Pride palermitano”.
Costa, quali sono quelle manifestazioni di “volgare esibizionismo sessuale”, alle quali fate riferimento nella nota che avete diffuso?
“Noi ci riferiamo a ciò che è avvenuto negli anni passati in altre città. In quelle occasioni si sono visti sfilare per le vie alcuni carri con sopra persone mezze nude. Non ci rivolgiamo a chi manifesta liberamente e in modo tranquillo, ma a chi mette in pratica quelli che secondo noi sono atti osceni in luogo pubblico. Basta cercare su Google Image per vedere in cosa sono consistite quelle sfilate. Se poi nella manifestazione di Palermo non ci saranno comportamenti del genere, allora tanto meglio”.
Voi vi lamentate dell’uso del termine “omofobia”, considerandolo “abusato e ambiguo”. In che senso?
“Non si può tacciare chiunque non sia d’accordo con le rivendicazioni del popolo gay come omofobo. Il termine “omofobia” si riferisce ad una vera e propria patologia. E ricorrendo a quella parola si fa un atto di intolleranza nei confronti di chi non sia d’accordo con le istanze del mondo gay”.
Come preferireste essere appellati?
“In nessun modo particolare. Noi crediamo solamente che alcune rivendicazioni non siano accettabili”.
Quali sono, appunto, le rivendicazioni avanzate dai movimenti omosessuali, che non vi trovano d’accordo?
“Sono essenzialmente due. Prima di tutto non crediamo che la strada giusta da perseguire sia quella dei matrimoni tra gay. Poi non siamo d’accordo sul fatto che alle coppie gay sia consentito adottare dei bambini”.
È di alcuni giorni fa la notizia del primo “matrimonio gay” in Sicilia, nella chiesa Valdese di Trapani.
“Sono già cose avvenute in altre città. Il fatto è che comunque questi matrimoni non hanno alcuna valenza giuridica”.
In Italia anni fa si era pensato di riconoscere le unioni di fatto anche tra persone dello stesso sesso, con contratti di diritto privato. Lasciando fuori la religione.
“Siamo contrari anche a quelli che erano i Pacs. Il riconoscimento delle unioni di fatto aprirebbe la strada al matrimonio tra gay. Sarebbe come avviare un percorso”.
Avete intenzione di organizzare a Palermo delle iniziative che facciano da contraltare al Gay Pride?
“Non abbiamo in programma alcun tipo di corteo o manifestazione. Quella che noi stiamo iniziando è un’opera di sensibilizzazione sulle nostre tematiche, anche attraverso Facebook. Nel frattempo stiamo operando attraverso il volantinaggio, per affermare che ‘C’è chi dice no’ al Gay Pride palermitano”.
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Gli “ziti” di Giarre e il Gay Pride
Giorgio Agatino Giammona aveva 25 anni.
Antonio Galatola aveva quindici anni. Stavano insieme, a Giarre, in
Sicilia. Li trovarono morti in un giorno di autunno di tanti anni fa.
Li trovarono crivellati di colpi. In prima battuta Francesco M., un
ragazzino di dodici anni, fu ritenuto responsabile dell’omicidio. Aveva
confessato. Era nipote di Antonio. “Mi hanno chiesto di ammazzarli loro
stessi, per la vergogna - disse -. In cambio ho ricevuto un orologio”.
Francesco, però, ritrattò. Parlò di coercizione: “I carabinieri mi
hanno preso a schiaffi”. L’inchiesta andò avanti fino
all’archiviazione. Resta l’ombra di un’esecuzione, della brutale
giustizia sommaria messa in atto da un parente “offeso”. Perché offeso?
Perché nemmeno oggi si riesce a tollerare l’esibizione serena di un
amore gay. Ma poi che cos’era la storia degli “ziti” di Giarre? Era
amore? Era abuso? Era orrore? Era passione? Nessuno lo sa. Un paese
intero si limitò a ridacchiare al passaggio dei due, mano nella mano.
Pubblicamente, negando l’evidenza.
Qualche lettore, pochi per fortuna, si è detto contrario al Gay Pride a Palermo e in ognidove. Gli ex An della Giovane Italia sono contrarissimi. Il presidente, intervistato, non gradisce il corteo. Sarebbero “atti osceni in luogo pubblico”. Si potrebbe ironizzare, ribattendo: ma guardi che la città di Palermo, per come è governata, è un colossale atto osceno in luogo pubblico. Non se n’è accorto, presidente? Perché non usa la sua abnegazione per correggere la stortura davanti agli occhi di tutti? Niente ironia. E’ il caso di approfondire. Spaventa la nudità. Spaventa l’esibizione del corpo. E la sobrietà avrebbe qualche ragione di opporsi al’esibizionismo, se non fosse che quella nudità è molto più sobria e discreta degli osceni pregiudizi che ancora resistono contro i gay. Non è questione di legge, ma di sentimenti, di occhi, di mani e di frasi. La nudità nasce come antidoto al nascondimento. Non li vogliamo davanti agli occhi, noi perbenisti “giarresi” di tradizione. Non sopportiamo ciò che si muove tra terra e cielo ed è veramente diverso. Vale per i gay. E sotto sotto, grattando via la patina della compassione, nelle azioni e nelle omissioni, siamo in un mondo che non sopporta nemmeno i disabili, altro elemento di “scandalo”. Ma è un altro discorso, buono per un’altra volta.
In ogni caso il bivio è chiaro. C’è la strada dell’accoglienza, del confronto magari serrato e pure della curiosità. Poi c’è l’altra strada che, sul serio o metaforicamente, a prescindere dalla storia degli “ziti” di Giarre, va a finire sempre allo stesso modo. Un orologio e qualche colpo di pistola.
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CHE CASINO SUL GAY PRIDE
Qualche lettore, pochi per fortuna, si è detto contrario al Gay Pride a Palermo e in ognidove. Gli ex An della Giovane Italia sono contrarissimi. Il presidente, intervistato, non gradisce il corteo. Sarebbero “atti osceni in luogo pubblico”. Si potrebbe ironizzare, ribattendo: ma guardi che la città di Palermo, per come è governata, è un colossale atto osceno in luogo pubblico. Non se n’è accorto, presidente? Perché non usa la sua abnegazione per correggere la stortura davanti agli occhi di tutti? Niente ironia. E’ il caso di approfondire. Spaventa la nudità. Spaventa l’esibizione del corpo. E la sobrietà avrebbe qualche ragione di opporsi al’esibizionismo, se non fosse che quella nudità è molto più sobria e discreta degli osceni pregiudizi che ancora resistono contro i gay. Non è questione di legge, ma di sentimenti, di occhi, di mani e di frasi. La nudità nasce come antidoto al nascondimento. Non li vogliamo davanti agli occhi, noi perbenisti “giarresi” di tradizione. Non sopportiamo ciò che si muove tra terra e cielo ed è veramente diverso. Vale per i gay. E sotto sotto, grattando via la patina della compassione, nelle azioni e nelle omissioni, siamo in un mondo che non sopporta nemmeno i disabili, altro elemento di “scandalo”. Ma è un altro discorso, buono per un’altra volta.
In ogni caso il bivio è chiaro. C’è la strada dell’accoglienza, del confronto magari serrato e pure della curiosità. Poi c’è l’altra strada che, sul serio o metaforicamente, a prescindere dalla storia degli “ziti” di Giarre, va a finire sempre allo stesso modo. Un orologio e qualche colpo di pistola.
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CHE CASINO SUL GAY PRIDE
La
nota contraddice tutto ciò che si può contraddire e narra di una
profonda spaccatura all’interno dell’anima giovanile del Pdl. Si legge
sul Gay Pride: “Le dichiarazioni rilasciate e le iniziative programmate
per i prossimi giorni non sono per nulla rappresentative di tutto il
movimento di Giovane Italia; rappresentano solo la posizione di una
componente, non dell’intero movimento giovanile del Pdl Il
Coordinamento Cittadino di Giovane Italia Palermo (ex Forza
Italia): prende nettamente le distanze dalle affermazioni del
Presidente Provinciale di Giovane Italia (ex Azione Giovani) ritenendo
che queste non rappresentano l’intero movimento, ma solo una parte di
esso. Evidenzia che il Comune di Palermo e la Provincia di Palermo,
governate dal Pdl, hanno patrocinato l’iniziativa. Non si comprende
quindi come la parte del movimento giovanile vicina a molti assessori
presenti nelle giunte dei due enti si discosti dall’iniziativa. Ritiene
anacronistico scandalizzarsi per eventuali esibizioni o manifestazioni
che fanno parte di una parata, sicuramente nota per l’estrosità e i
colori, che non ha mai leso nessuno in alcuna delle scorse edizioni
nelle altre grandi città d’Italia e d’Europa. Aderisce alla
manifestazione rifiutando ogni posizione omofoba e discriminatoria
ritenendo validi e fondamentali i principi espressi dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani e quelli della Carta dei Diritti
Fondamentali dell’Unione Europea, nei quali è specificato che “La
dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”.
Insomma, i giovani del Pdl si spaccano. E gli ex forzisti danno quattro schiaffoni agli ex di An che avevano bollato il corteo del Gay Pride a Palermo con parole severe: “Atti osceni in luogo pubblico”. Ma la tensione per il corteo di sabato si moltiplica. Ci si mette pure Forza Nuova: “Chi scrive questa nota è un gruppo di donne (molte le mamme) di Forza Nuova. Donne indignate, offese ma soprattutto preoccupate per ciò che sta accadendo in una società sempre più malata e assediata da continui attacchi ai valori morali, opera di una classe politica indecente che aggiunge alla propria solita impresentabilità, alla propria immoralità, alla propria storica avversità nei confronti del popolo siciliano – che avrebbe il dovere di ben governare – un’offesa nuova: il vergognoso patrocinio (Comune, Provincia e Regione unite) per l’oscena parata anticristiana del gay pride”. Chissà cosa ne pensano le mamme dell’Agedo – che raccoglie i genitori con figli gay – dell’anticristianesimo e di tutto il resto…
Insomma, i giovani del Pdl si spaccano. E gli ex forzisti danno quattro schiaffoni agli ex di An che avevano bollato il corteo del Gay Pride a Palermo con parole severe: “Atti osceni in luogo pubblico”. Ma la tensione per il corteo di sabato si moltiplica. Ci si mette pure Forza Nuova: “Chi scrive questa nota è un gruppo di donne (molte le mamme) di Forza Nuova. Donne indignate, offese ma soprattutto preoccupate per ciò che sta accadendo in una società sempre più malata e assediata da continui attacchi ai valori morali, opera di una classe politica indecente che aggiunge alla propria solita impresentabilità, alla propria immoralità, alla propria storica avversità nei confronti del popolo siciliano – che avrebbe il dovere di ben governare – un’offesa nuova: il vergognoso patrocinio (Comune, Provincia e Regione unite) per l’oscena parata anticristiana del gay pride”. Chissà cosa ne pensano le mamme dell’Agedo – che raccoglie i genitori con figli gay – dell’anticristianesimo e di tutto il resto…
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