airv

giovedì 17 giugno 2010

Crescere con due mamma e due papà. La storia (Affaritaliani.it)


Di Gemma Petroselli


Famiglie "arcobaleno", o omogenitoriali: sono quelle in cui i bambini hanno due madri o due padri. Come il piccolo Flavio, che ha per mamme Laura e Marilena, o i due gemellini di Massimo e Giovanni, nati in California, o ancora la bimba - avuta da un precedente matrimonio - di Stella, che adesso convive con Lili.
In Italia, secondo l'Arcigay, i minori con almeno un genitore omosessuale sarebbero circa centomila: figli di unioni eterosessuali poi finite in un divorzio, oppure bambini nati da coppie dello stesso sesso grazie alla maternità surrogata e all'inseminazione eterologa (vietate in Italia, ma possibili all'estero). Un gay o una lesbica su 20 sono genitori, e almeno il 50 per centro delle coppie omosessuali vorrebbe un bambino. Le storie delle famiglie arcobaleno sono raccolte nel libro "Amori senza diritti. Storie di omosessuali con figli" (Editrice ZONA, 2010, pag. 160), consegnato anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia lo scorso 17 maggio. Un reportage narrativo realizzato della giornalista Mimma Scigliano, che ha conosciuto e trascorso del tempo con ognuna di queste famiglie.
Come è nata la decisione di scrivere questo libro? Quando mi sono trasferita dalla Brianza a Roma ed ero in cerca di un alloggio, sono capitata in casa di una coppia di uomini, che mi hanno accolto e con cui alla fine sono rimasta sei anni: come racconto nel libro, Giovanni e Saverio, insieme ai loro amici, sono diventati la mia "famiglia allargata". E nel 2007, mentre si discuteva di DICO e Family Day, ho sentito quasi il dovere di testimoniare la mia esperienza, difendendo i nuclei familiari fondati sull'amore, ma non necessariamente sui legami di sangue. Così sono entrata in contatto con l'Associazione Famiglie Arcobaleno (che dal 2005 lotta perché la genitorialità omosessuale sia riconosciuta nell'ordinamento giuridico italiano, ndr) e dalle realtà incontrate è nato questo libro, che, non a caso, rientra in una collana dal titolo "Storie vere".
Che cosa hanno in comune le famiglie che lei racconta?
L'amore, innanzitutto, e molto coraggio: decidere di avere un figlio per una coppia omosessuale significa intraprendere un lungo cammino di elaborazione su se stessi per prepararsi ad accettare le difficoltà future che si incontreranno: difficoltà sociali, perché ogni giorno si dovrà dimostrare di essere genitori bravi e "normali" di fronte a tutti, e difficoltà legali, perché solo il genitore biologico è riconosciuto dalla legge italiana. Nel caso in cui questo venisse a mancare, per esempio, il bambino rischia di perdere anche l'altro genitore, che non può sostanzialmente esercitare alcun diritto. Si può lasciare un testamento, ma ha poco valore ed è facilmente impugnabile da chiunque.
Quale messaggio vuole trasmettere?
Con questo libro mi rivolgo non agli omosessuali, ovviamente già consapevoli della loro situazione, ma agli altri cittadini, che conoscono queste realtà solo tramite i mass media e l'opinione pubblica. Spero che la voce di una persona che, come me, rientra nei canoni della società moralista, ovvero eterosessuale e proveniente da una famiglia tradizionale e cattolica, possa essere più ascoltata. Quanto conta la non-conoscenza nella formazione dei pregiudizi? Molto, direi per il 90%. Lo dimostrano le storie che racconto nel libro. Che sono anche storie di accettazione di queste famiglie da parte della società. Quando le maestre, il pediatra, i parenti stessi entrano in relazione con una famiglia omogenitoriale, cadono le barriere sostenute dall'ignoranza. Queste famiglie sono il segno di un'Italia in evoluzione, ma i casi di omofobia sono ancora tanti e le leggi per la difesa dei diritti di tutti sono ormai indispensabili.

Nessun commento:

Posta un commento