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lunedì 21 giugno 2010

Microfoni in Arena, cantanti e direttori si dividono (Corriere del Veneto)

21 giugno 2010 di Anna Barina
Microfoni in Arena, cantanti e direttori si dividono Alla prima di «Turandot» con la regia di Zeffirelli ha esordito il sistema di amplificazione. «Suono migliore» «No, è un artificio» L’ingresso della tecnologia apre una nuova era all’Arena di Verona. A sorpresa, tra conferme e smentite dell’ultima ora, venerdì sera è stato messo in funzione il tanto discusso sistema di amplificazione delle voci. L’inaugurazione della stagione lirica ha riservato più di una sorpresa: oltre alla nuova e spettacolare Turandot di Franco Zeffirelli il pubblico ha potuto sperimentare per la prima volta una nuova modalità di ascolto. Era stato lo stesso Zeffirelli a dettare un ultimatum mesi fa («Se non mettete i microfoni ai cantanti non lavoro in Arena ») accelerando di fatto la sperimentazione di un sistema acustico che risolvesse lo spinoso problema della disomogeneità di trasmissione della voce. Un problema antico, e a opporre resistenza per primi all’uso dell’amplificazione sono stati gli stessi cantanti, per il timore forse di essere giudicati dal pubblico attraverso un artificio. «Ricordo molti anni fa una discussione accesa tra due dei più grandi tenori della storia della lirica - racconta divertito Zeffirelli - Non hai un filo di voce e vorresti che si mettesse l’amplificazione? Diceva Mario Del Monaco a Carlo Bergonzi. Nacque un diverbio e tutti e due giurarono che se mettevano i microfoni non avrebbero più messo piede in Arena». E non erano gli unici a pensarla così, aggiungiamo noi. Interrogato sulla questione il tenore Vincenzo Bello, che di Del Monaco è stato allievo, si schiera dalla parte del maestro. «Non accetterei di essere amplificato - afferma con decisione -. Il problema non è che non si sente ma che non ci sono più le voci giuste, bisogna ritornare alla vecchia scuola di canto». Al coro di no si unisce anche il soprano Daniela Dessì, dichiarandosi totalmente contraria: «Ritengo che la voce lirica non debba avere supporti di nessun genere. L’Arena di Verona è da cento anni luogo deputato per la lirica dove tutti i più grandi cantanti si sono esibiti senza amplificazione. Il livellamento vocale è contrario alla mia etica professionale». Con lei anche la collega Katia Ricciarelli, il soprano originario di Rovigo, che sbotta: «Tutte le volte che ho cantato in Arena non ho mai avuto bisogno di sostegni, il microfono non lo vorrei mai». Possibilista invece il tenore veneto Valter Fraccaro, Radames in Aida ad agosto: «Se è migliorativo ben venga. Prima dell’Arena canterò a Caracalla e lì l’amplificazione si utilizza. Perchè in Arena non si dovrebbe?» Il nuovo sistema utilizzato a Verona sembrerebbe invece funzionare. A detta di chi era presente alla prima i cantanti si sentivano meglio e senza che il timbro venisse falsato, tra questi Giuliano Carella, il direttore veronese che ha condotto con successo le fila di orchestra, coro e solisti dal podio della prima. «Abbiamo segnato un punto di svolta nella storia dell’Arena - commenta - era un atto doveroso porsi il problema e sperimentare un modo per sostenere le voci. La questione è molto delicata perché le varianti ambientali in uno spazio come quello areniano sono molteplici e imprevedibili. Siamo però sulla strada giusta, sera dopo sera si sentirà sempre meglio». Ma di che tipo di «sostegno» si tratta e come è stato realizzato? «Abbiamo interpellato esperti del settore e utilizzato un impianto molto sofisticato, investendo in questa operazione 300 mila euro solo per il 2010», afferma il sovrintendente Francesco Girondini. Il principio è quello di catturare il suono ambientale attraverso microfoni posizionati tra gli orchestrali e sul bordo del proscenio. Suono che viene restituito «rafforzato » attraverso dispositivi mascherati con la parte superiore dello spazio per l’orchestra. Il conseguente ulteriore affossamento della buca ha però acuito il problema di sempre, ovvero la disomogeneità tra archi e fiati, non risolto dall’amplificazione. I maestri dell’orchestra dell’Arena sembrano però avere una preoccupazione più urgente, ovvero il via libera del Senato al discusso decreto Bondi. Nuovi scioperi si profilano all’orizzonte, venerdì sera intanto tutti avevano appuntata all’abito una coccarda gialla in segno di protesta e l’apertura di stagione è stata salutata dall’inno di Mameli.

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