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giovedì 24 giugno 2010

Chiara Lalli: «Il futuro per gli omosessuali è nero» (Mentelocale - Genova)


LalliG
Chiara Lalli
 
Matrimoni omo e diritti negati, ma i figli ne fanno le spese. La filosofa spiega Storie di mamme e papà gay. L'intervista di Matteo Paoletti

«Mi addolora essere pessimista, ma il futuro è nero: sul fronte dei diritti civili, per i gay, c'è poco da stare allegri. Anche rispetto ai diritti acquisiti». Per Chiara Lalli, la filosofa autrice del libro Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay - un viaggio tra famiglie omosessuali con figli, l'Italia è un Paese tragicamente rimasto indietro: «Il campione non è statisticamente rilevante - afferma la filosofa - ma ho cercato di descrivere le coppie nella loro naturalezza, riportando anche la mole di dati scientifici stranieri».

Il libro rappresenta un esperimento pioneristico nel nostro Paese, ma aiuta a conoscere una letteratura specialistica molto sviluppata all'estero, basandosi in gran parte sui report periodici pubblicati negli Usa.
«Ho scritto il libro spinta quasi da un'esigenza, perché tante discussioni sulle famiglie omosessuali mi ricordano il dibattito intorno al divorzio o quello sul divieto dei matrimoni multirazziali, con la stessa pochezza di argomentazioni. Oggi la società è pronta per i matrimoni gay, ma c'è ancora chi si affida a ciò che si dice, magari citando dati imprecisi o infondati: queste persone non hanno quasi mai conoscenza diretta di coppie omosessuali».

L'esigenza, per Lalli, è quella di raccontare i drammi di un'Italia sconosciuta, in cui la legge si dimostra inadeguata ai cambiamenti già in atto nella nostra società: nel libro sono riportate storie familiari inusuali e inaspettate, ma comunque reali e che troverebbero difficilmente un riconoscimento in tribunale. È descritta ad esempio la storia di una famiglia di Milano formata da due coppie gay e da due coppie di lesbiche, che hanno deciso di unirsi per procreare due gemelli, che hanno oggi due anni: «Si definiscono i Sarkozy in partenza, e sono la storia che mi ha più colpita».

Se i diritti degli adulti sono spesso negati, a farne le spese sono soprattutto i bambini. Ricorda l'autrice: «Oggi non esiste una tutela legale per i figli delle coppie omossessuali. In queste coppie la legge riguarda il solo genitore biologico, mentre l'altro è uno sconosciuto; se il genitore biologico muore, il figlio non ha la certezza che potrà crescere con l'altro genitore. Il diritto di famiglia è però in questo campo lacunoso: per esempio nelle adozioni il legame biologico non è condizione necessaria per l'affidamento, basta il matrimonio».
Proprio l'impossibilità del matrimonio omosessuale rappresenta il punto nodale dell'arretratezza italiana: il riconoscimento dei diritti alle coppie gay è ormai una realtà assodata non solo nel nord Europa, storicamente all'avanguardia, «ma perfino in Messico hanno regolamentato le unioni - ricorda l'autrice - quindi il discorso del Nord civile non regge più e non possiamo nasconderci dietro un dito».

Se durante i precedenti governi si era manifestata un'apertura verso le coppie di fatto, etero e gay, Lalli liquida la questione così: «I DiCo erano caricature: stiamo dibattendo di uguaglianza, ma la Costituzione è in questo senso chiarissima e va invocata a proposito, senza prenderci in giro. L'articolo 29 parla di coniugi, non di uomo o donna, quindi non impedisce il riconoscimento del matrimonio. Le risorse che abbiamo speso per discutere inutilmente intorno ai DiCo potevano essere spese per proporre campagne di sensibilizzazione nelle scuole. Certo, quando vedo gli spot contro l'omofobia omofobissima ministra delle pari opportunità non so cosa pensare».

La sensibilizzazione nelle scuole è un passaggio fondamentale per diminuire il minority stress, la difficoltà per gli omosessuali di integrarsi col mondo che li circonda: «L'adolescenza è già di per sé un periodo stressante per motivazioni sciocche o banali - ricorda la filosofa - pensiamo a cosa può passare un ragazzo che prova attrazione per lo stesso sesso, soprattutto in casa. E la mancanza di riconoscimento pesa. La condizione degli omosessuali è simile a quella di qualunque minoranza, ma a differenza dei neri, che in giro erano discriminati ma trovavano un rifugio nella famiglia, i gay quando tornano a casa son spesso costretti a rimanere soli».

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